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Burocrazia - David Graeber


Potrebbe sembrare uno studio, un libro meno importante, minore rispetto agli altri scritti da David Graeber Che già avevamo recensito, ma a mio giudizio, si appresta a diventare uno scritto davvero interessante, sia nella storia dell'autore che nello spazio di dibattito politico contemporaneo. E tra qualche riga vi spiegherò il perché.

Il testo inizia parlando della burocrazia, con il suo linguaggio a volte anche troppo accademico, Graeber ci regala un incipit che riassume la storia della burocrazia, e la storia della critica alla burocrazia, storia che ha visto le destre, dopo averla inventata, criticarla aspramente, combatterla pur coesistendo con lei, infatti, ricorda Graeber che la lotta alla sburocratizzazione voluta dalle destre che negli ultimi anni si sono susseguite nel mondo occidentale (Stati Uniti, Europa, principalmente), è fallita.

Cionondimeno l'autore osserva che non esiste una vera e propria critica o opposizione alla burocrazia da sinistra, e ne evidenzia, nella parte iniziale alcuni perché.

Ecco che il libro si propone di colmare un vuoto, una lacuna della sinistra, la critica alla burocrazia. Graeber presenta una raccolta di saggi, ognuno dei quali indica possibili direzioni per una critica di sinistra alla burocrazia. L'autore ammette di non volere costruire una sua teoria antiburocratica, ma di far partire il dibattito sull'argomento, argomento che alla fine interessa tutti.

Infatti ognuno di noi si è trovato di fronte alla richiesta di medico di base, all'iscrizione a scuola o all'asilo, a riempire della carte a seguito di una malattia. Ed è proprio contro i più deboli che la burocrazia affila le sue armi e colpisce, proprio per questo, secondo Graeber, la sinistra avrebbe dovuto attaccare e colpire questo sistema che, ancora una volta attacca le classi deboli.

in una prima parte ci racconta da buon antropologo quale è, di quanto sia importante x la burocrazia la violenza, sebbene strutturale, e di quanto le due cose vadano a braccetto. Ad esse contrappone l'immaginazione ma quella pratica, non quella utopistica, ovviamente, a suo avviso proprie della sinistra dovrebbero essere l'immaginazione pratica mentre la burocrazia dovrebbe essere un caposaldo di una destra che tradizionalmente tende a conservare lo status quo.

Nel sceondo capitolo Graeber ci presenta una rapida e interessante disamina della letteratura fantascientifica degli anni 40-80 del secolo scorso, raccontandoci di come è stato descritto il mondo di oggi nella letteratura fantascientifica e come mai non si è realizzato. Odissea, Star trek, Guerre stellari, Spazio 1999. Da questo punto di partenza, la descrizione del fallimento dell'esperienza umana nel campo delle invenzioni e delle innovazioni fantascientifiche, Graeber analizza i processi innovativi nella contemporaneità, fino ad arrivare alle conclusioni che la società della burocrazia sia un grosso freno a questo tipo di innovazione e che l'innovazione dettata dall'immaginazione è stata frenata dalla concretezza del capitalismo di rapina degli hedge funds e quant'altro.

"chi ha davvero la possibilità di scoprire qualcosa di concettualmente rivoluzionario di solito non riceve alcun finanziamento e, se per caso scopre qualcosa, certamente non troverà mai nessuno disposto ad andare fino in fondo per paura delle conseguenze."

nel capitolo successivo l'autore ci parla dei lati positivi della burocrazia, del perché la burocrazia piace a tantissimi nostri simili. In tre parole la burocrazia è senz'anima, è semplice ed uguale per tutti. In pratica per sua stessa ammissione, in alcuni casi è necessaria, proprio dove non occorre sforzo di immaginazione che peggiorerebbe il tutto. Graeber continua la sua riflessione in questo capitolo attraverso lo studio del caso delle Poste, partendo dalle mitiche poste tedesche in Germania a metà ottocento, simbolo assoluto dell'efficienza di una organizzazione burocratica.

IL servizio postale nasce sotto la guerra, per motivi militari, si diffonde rapidamente e si fa una fama di sfolgorante efficienza, detta nuove regole, e i movimenti radicali del tempo vedono in essa un modello per un futuro sistema non capitalistico nato all'interno del capitalismo stesso, e allo stesso tempo diventa strumento di controllo per il governo.

letta come nel precedente paragrafo, la simiglianza tra la rete postale e la rete internet è lampante, ed è questo il secondo caso/esempio che l'autore presenta al lettore.

Internet fa ancora di più, rappresenta, nel suo proprio alfabeto tecnico/burocratico, una singolare novità, l'estetica delle sue regole, la modalità delle sue relazioni e tante altre cose legate alla rete, sono metodi burocratici decisamente apprezzati dai suoi utenti, come un gioco infinito di regole ad uso soltanto degli internauti. Una "Tecnologia poetica" che ci ammalia e trasforma internet per alcuni di noi in una cosa magica.

Ma c'e di più. Internet consente a tutti di essere re principi o dirigenti di un sistema burocratico di macchine che lavorano per te, puo farti costruire il tuo mondo immaginario senza freni inibitori. e questo avviene, per la prima volta a centinaia di milioni di persone, nasce una democratizzazione del dispotismo o se vogliamo un populismo burocratico.

Mentre in precedenza c'era un equilibrio tra immaginazione e ragione, oggi la ragione è schiava della passioni, la razionalità diventa elemento tecnico e che non va a fare parte più dell'antico dibattito tra ragione e immaginazione che prima dell'avvento della rete avveniva.

Alla fine di questo capitolo una considerazione autobiografica che è nata dalla sua esperienza in piccole assemblee destrutturate. In pratica, per qualsiasi causa si lottasse, una volta raggiunto il numero di 20 unità, si creavano spontaneamente dei gruppetti che cercavano di controllare le decisioni del gruppo. Nasce, una volta che si allarga il gruppo stesso, la necessità di intervenire sul gruppo stesso con delle regole che mettano in chiaro i comportamenti dei vari direttori spontanei che si vanno a trovare.

Dunque molto spesso, tra il cercare di annullare il potere dei gruppetti di furbetti, ridandolo all'assemblea, e creare nuove regole in grado di creare una struttura piramidale, si sceglie la seconda via e il ricorso al razionalismo burocratico.

Spesso appunto si è pronti a sacrificare un ideale per tentare di favorire il circolare di idee in un gruppo predeterminato. Ed è proprio per questo, conclude Graeber, che : "le norme soffocano la vita la scienza e la creatività, vengono strangolate e ognuno di noi si ritrova a passare sempre più tempo della giornata a riempire moduli"

Davide Gatto

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