Acqua Santissima Nicola Gratteri Antonio Nicaso
Il Libro scritto da Nicola Gratteri e Antonio Nicaso esamina in maniera pressoché completa, un aspetto decisamente importante della storia della Ndrangheta Calabrese, tutti i suoi collegamenti con la religione. Il mondo religioso può essere una statua, una processione o un Santino, una cerimonia come un funerale oppure come un matrimonio.
La processione di un Santo, e non tutti questi accadimenti possono ellere correlati strettamente con il mondo dei religiosi, i preti e le suore. Molte di queste pratiche avvengono indipendentemente dal rapporto che si ha con la chiesa. Il libro, come ho scritto prima, è completo, e riguarda un periodo storico molto ampio, almeno dagli inizi dell’ottocento analizza, questione per questione, i rapporti tra la religione cattolica (l’unica religione consentita dalla ndrangheta è quella cattolica). Una cosa è certa: la ndrangheta non nasce laica, nasce, almeno nel periodo che va dai primi dell’ottocento agli anni’50 del ‘900, strettamente correlata con il culto verso i santi.
Gli intrecci in questo senso sono esponenziali. Sia chiaro, gli ndranghetisti non si considerano dei cavalieri templari, ma la società anonima ha continui riferimenti alla religione e alla chiesa come istituzione. Va da se, al di la delle varie connessioni, che il boss che regna in piccoli paesi della Calabria, abbia interessi mondani e religiosi nel donare quanto più possibile alla parrocchia del paese, alla chiesa per riparazioni e opere di varia beneficenza. Oltre questo, che è un legame francamente visto in altre parti del mondo, ci sono tanti altri legami. Sono centinaia le storie legate alla ndrangheta riportate in questo libro. Gli autori si divertono a tesserne un ricamo, citando piccoli episodi e i grandi boss che si sono alternati nella storia della ndrangheta. Questa storia ovviamente, man mano che va avanti negli anni diventa la storia della liberazione da parte della Chiesa di certe cose non dette, di certi legami scomodi, di alcune leggende che in quei territori sembravano essere realtà vissuta, oltre che realtà processuale. Piano piano aumenta la voce della Chiesa contro il fenomeno che, tra l’altro, determina uno spargimento di sangue non comune. Forse questa è la riflessione da fare. L’uso di una certa mitologia di tipo religioso ecclesiastico, serve alla ndrangheta nella storia a non fare passare chi “lavora” per la “Società” un semplice e banale assassino, un signore che se non fosse per il fatto che uccide, sarebbe semplicemente un ladro. La chiesa dunque nobilita questo stile di vita e la creazione di miti e di cerimonie interne molto simili a riti descritti nell’Antico Testamento, serve agli ndranghetisti a non passare per semplici ladri ed assassini. Puro marketing, non basta sembrare una milizia organizzata e spietata fino all’inverosimile, bisogna essere anche essere baciati da una vocazione Divina, che non perdona, ma collettivizza il dolore, ripartisce il perdono e rende sempre più facile e normale entrare in una setta di assassini che come scopo finale non si danno quello di arricchirsi, ma di aiutare con il loro lavoro, la comunità intera.
Il Libro per la gran parte a mio avviso deprimente in quanto racconta di quanto è indietro la nostra società, e quanto si porta dietro questo pesante fardello. Sul finire del libro la storia si conclude con una i primi preti anti-camorra e la prima, recente reale riscossa della società civile. devo dire una botta di endorfina. Il libro non è nuovo, ma mi ha fatto ricordare quanto mi deprime leggere i libri sulle mafie.
Davide Gatto
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