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Popolo e Populismo Bruscino e Postiglione

Suggerisco questo libro sulla situazione italiana che fotografa esattamente la situazione del Bel Paese. Si tratta di un libro dove si approfondisce senza fronzoli, in un duecento pagine la situazione della politica e dell'attualità riguardante il nostro Paese. Gli autori approfondiscono la questione dell'Euro e dell'europa che ha provocato la nascita di populismi di varia natura. Il populismo è un modo. E' una ma

niera di interloquire con l'elettorato più diretta, si agisce proprio nella maniera in cui un popolo adirato e spaventato allo stesso tempo vuole sentirsi trattato. Non è detto che la prevalenza di partiti populisti in politica porti sempre poi nella realtà a effetti negativi. A volte dietro un movimento populista può esserci una mozione di sinistra, come Podemos e Syriza, altre volte il movimento 5 stelle, altre volte invece la destra, anche quella di stampo neonazista. La democrazia "dei commissari" europea, l'introduzione dell'Euro e di una Europa di direttive considerate dai più dei veri e propri editti hanno imbestialito l'elettorato europeo, e l'hanno spostato verso le tormentate e rischiose rive del populismo.

L'Europa aveva il suo collante nella socialdemocrazia, oggi la maggior parte dei social democratici ha subito una trasformazione verso il liberismo, grazie anche al fatto che l'elettorato socialdemocratico in una società matura come quella europea è fatto da seconda generazione più che altro borghesi e in poche parole si è allontanato dalla fascia di popolazione più bisognosa che si è fatta conquistare da altre formazioni. Il vuoto creato non solo in Italia in questa area ha causato una vera e propria rivoluzione nella geografia politica di ogni Paese, anche perchè l'Europa stessa era retta da una forte mozione socialdemocratica.

Oggi, nell'era di TINA (there is no alternative) nei confronti dell'economia del libero mercato si osservano (almeno dai fatti di Seattle e Genova) diversi mal di pancia. E il nascere e proliferare di determinate narrazioni politiche spostate verso quello che oggi viene additato come populismo, sembrano essere di grammatica. In sostanza non può esserci una sola risposta di sistema, l'elettore per vie democratiche esprime anche le sue perplessità in merito.

Il bello del libro è che viene dedicata una buona parte del finale alle proposte per le soluzioni. Va letto per intero, naturalmente, ma qui mi soffermo sulla economia delle conoscenza (che abbiamo letto anche in Stiglitz Greenwald), a detta degli autori, percorso obbligato per la rinascita economica del Paese, un investimento in asset immateriali in un mondo dove il valore aggiunto viene estratto principalmente nell'area della conoscenza e dell'immaterialità. Nel mondo dove le commodities sono prodotte e distribuite da una automazione intelligente, oramai mercato in termini di consumatori ed altro sono composti da tutti coloro posseggono o fanno parte di un percorso di natura culturale.

Evidentemente ci siamo persi da qualche parte, chi scrive ricorda che quando aveva tredici anni diceva che chi fa la scuola italiana si sarebbe trovato avanti perché avrebbe avuto competenze tecniche e allo stesso tempo parlava di latino e greco. Probabilmente il nostro mondo dell'istruzione si è velocemente americanizzato e tende alla sufficienza, non all'eccellenza. Oggi però, concordo con gli autori, il mondo va da un altra parte e occorre decisamente cambiare rotta.

Davide Gatto

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