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Chernobyl Italia - Stefania Divertito

Il Libro di Stefania Divertito edito da Sperling & Kupfer non è un saggio scientifico, non è un manifesto ambientalista, ma è sicuramente un libro utile. La storia che la giornalista racconta è molto complessa, come complesso è raccontare ad esempio le cause del riscaldamento globale. Non esiste una sola causa, non un solo effetto, e la narrazione, essendo per forza di cose costretta a comprendere tanti aspetti della stessa vicenda, rischia di essere dispersiva. E allo stesso modo, con stile narrativo di stampo giornalistico, la Divertito racconta di quell incidente che solo incidente non è stato. Parlare soltanto di una crisi nucleare, di un incidente senza raccontare la sua storia e le sue conseguenze è impossibile, non soltanto riduttivo.

I Morti, la fuga, i viaggi occorsi negli anni, la corsa scientifica e dei soccorsi, la politica, la trasparenza nel parlare dell’incidente, la pioggia, la radioattività che esiste ancora oggi dove è iniziato un macabro flusso turistico in visita al mega sarcofago della Centrale.

A tratti mi è sembrato di leggere quel bel libro dei fratelli Obermeyer su Panama, il famoso e celebratissimo Panama Paper. La narrazione dei due giornalisti fa appassionare il lettore dandogli solo un idea di quello che sta succedendo, visto che il fenomeno è talmente grande e frammentario da poter essere raccontato solo in parte, come se fosse un cielo pieno di nuvole dalle forme bizzarre.L'unica differenza è che la Divertito non si vede quasi mai, ma appare chiaro nelle due pagine e passa di ringraziamenti.

Nel suo "Chernobyl Italia", la Divertito ti sbatte in faccia quello che la nostra attenzione selettiva ha rimosso dalla memoria, la paura di svegliarci contaminati da allora ci fa vivere in ansia, e tendiamo a rimuovere tutto quanto è accaduto, per non vivere la paura dì Chernobyl ogni giorno andando al mercato, meglio pensare all’olio di palma. In questi casi, dove la natura si fa sentire per secoli attraverso le radiazioni, anche gli uomini di Chernobyl hanno tentato di dimenticarsi dell'accaduto e di tornare alle loro case, nelle vicinanze della centrale, figuriamoci gli uomini del mondo occdentale del 2020 che vivono ansie continue se possono sopportare anche quella della contaminazione nucleare.

Dimenticare è pericoloso, perché la sfida continua dell’uomo verso il Creato può generare mostri che è impossibile tenere sotto controllo. Dopo Chernobyl c’è stata Fukushima e quando accadde l’incidente in Giappone, il ricordo è tornato subito all’incidente del 1986 in Europa. Lo confesso, non ho mai vissuto periodi migliori di quelli vissuti tra il terremoto del 1980 e di Chernobyl nel 1986. Con l'età continuo a chiedermi il perchè, penso che l'uomo dia il meglio di sé in presenza di tragedie che lo rendono incapace di competere, capace di amare davvero il prossimo. Ma forse è una mia suggestione di bambino.

Godzilla era già passato per l’Ucraina, ha ucciso famiglie intere, divelto dal suolo palazzi, innaffiato con le sue piogge radioattive mezza Europa, ma non aveva artigli, squame e occhi di fuoco, è un mostro silente che prende vita, si anima sotto i riflettori della Giornalista campana che raccoglie le tante storie di chi l’ha visto, ha respirato il suo respiro, ha vissuto ed è cresciuto insieme a lui, nella paura che potesse trattenersi. Il libro è da non perdere, non annoia, appassiona e ci tiene informati quanto basta senza scendere in particolari che potrebbero fare inorridire il lettore. La storia non si conclude con le pagine del libro, la guerra al nucleare e alle scorie nucleari è sempre in corso. Questi anni sono fondamentali per determinare chi vincerà e chi perderà questa partita. Esiste, come è sempre esistito il nucleare per uso civile e per uso militare, e esiste un traffico di scorie radioattive, sua legale che illegale che bisogna controllare e contrastare, ne va della nostra terra, della nostra vita.

Ma forse siamo già tutti morti quel 26 Aprile del 1986.

Davide Gatto

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