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Dove è La linea del fronte?

Non è il primo articolo in cui faccio menzione di Greta Thunberg, la prima volta è stato a settembre del 2018, quando ho segnalato la sua protesta nelle imminenze delle elezioni politiche svedesi. Oggi però vorrei aggiungere qualcosa, perché molta, troppa mostarda è stata versata nel "panino mediatico" che gira intorno alla figura dell'adolescente svedese.

Nel mio pezzo non scriverò né di come stia avendo successo e di come a

macchia d'olio la sua figura stia producendo effetti positivi in larghe fasce della popolazione né di quanto e di chi stia direttamente dietro alla ragazza simbolo della lotta anti riscaldamento globale. Noto inoltre che in Italia alcune forze politiche si sono mostrate molto positivamente nei confronti del movimento "Fridays for Future" ed altre hanno, abbastanza all'unisono, mostrato dei dubbi abbastanza forti, adducendo spesso teorie del complotto a supporto delle loro testi.

Questa netta presa di posizione da parte di vari partiti politici è a mio giudizio abbastanza prevedibile, direi, in tempi di campagna elettorale. Il prossimo Strike for Future è stato anche calendarizzato il venerdì prima delle elezioni per il Parlamento Europeo, il 24 Maggio 2019.

Come spesso mi accade, cerco di dare un contributo ragionato e soprattutto, spero, originale.

Andiamo per gradi, l'attività di Greta si caratterizza per due aspetti in particolare, innanzitutto l'idea di fare scioperi a scuola, ogni 4 mesi, cercare di mobilitare milioni di studenti in tutto il mondo. L'idea è l'uovo di colombo, ma sebbene possa sembrare un idea banale, bisogna dire che sta riuscendo ottimamente. L'altro aspetto, al momento, è che la studentessa sta rivolgendo i suoi accorati appelli ai politici, cercando di muovere le istituzioni "concretamente sui temi ambientali". Un attacco direttamente al cuore del Leviatano (Hobbes).

Grandi numeri sui social e grandissime mobilitazioni di piazza è una strategia che risulta vincente. I Politici di tutto il mondo fanno a gara per farsi insultare e in un certo senso ottenere una certa visibilità mediatica da Greta, che oramai è in tour permanente. Ma torniamo a noi. Dietro a Greta (a partire dai social che l'hanno lanciata) ci sono tutta una serie di startup, di fondazioni, di think thank e ONG che hanno nello statuto lo scopo di avviare finalmente la transizione energetica.

In poche parole il loro scopo è (da sempre) di creare un consenso che possa rendere profittevole la nascita e la crescita di mega imprese che abbiano come scopo l'industrializzazione post fossile, in tutti i suoi aspetti, potete dunque immaginare quanti megamiliardi oggi sono in ballo in questo mega affare. Questo gruppo di "lobbisti verdi" sa benissimo che personaggi come Greta potrebbero muovere la sensibilità di determinate minoranze in grado di provocare piccoli cambi nei consumi e nelle abitudini, in modo da fare intercettare dagli algoritmi dei mercati finanziari certi titoli e di fare schizzare in alto le quotazioni di startup e imprese ecologiche proprio, esattamente come accadde negli anni'90 con la leggendaria bolla delle Dot Com.

Oggi i padroni della rete internet sono gli uomini più ricchi del mondo, e la rete internet nasce come bene di tutti, bene comune, realizzata dalla difesa americana (il popolo americano) e poi infrastruttura regalata al mercato.

Dopo 10 anni, la rete era già sotto il controllo di pochi gruppi.

Cosa c'entra questa digressione con Greta? A mio avviso è proprio questo il punto: Greta ha avuto un tale successo da spostare la linea del fronte. I lobbisti verdi (ad esempio Al Gore) stanno cercando di avanzare già all'indomani dell'elezione del presidente negazionista Donald Trump, che ha deciso di uscire dagli accordi sull'ambiente che prevedono miliardi di investimenti da parte di pubblico e privato. L'elezione alla carica di presidente degli stati uniti ha fatto arretrare considerevolmente queste lobby, che, almeno sulla carta con il suo predecessore Obama, si sono viste più protette dal mondo politico, anche se in termini di risultati anche il vecchio presidente aveva anche lui difeso gli interessi delle multinazionali del petrolio in più momenti. Lo scossone del 2016 ha per forza di cose fatto maturare una nuova strategia, decisamente più aggressiva e personaggi come Greta, che piaccia o no, si vanno a contrapporre ad una industria favorendone un altra. Non che questo sia a prescindere un elemento negativo, ma in questo mondo non si può

dormire tranquilli. Mai.

Non concordo con chi parla di complotti, con chi parla di operazione mediatica studiata a tavolino, tuttavia va evidenziato che in questo mondo si muovono almeno da 30 anni due schieramenti che utilizzano i fenomeni mediatico/politici (Al Gore, Trump, Obama, Pallante, Grillo, Greta) per portare al proprio mulino acqua al fine di vincere qualche battaglia, con l'obiettivo finale di vincere la guerra.

Adesso la domanda che si fanno tutti. Che fare?

Oggi la battaglia ambientalista non è più relegata al convincere gli uomini a non inquinare. Questo è diventato un obiettivo residuale. La battaglia tra economia fossile e post fossile è vinta. Su questo punto, soprattutto le giovani generazioni sono unanimemente convinte che il mondo ha una aspettativa di vita più breve della loro, e la colpa è dell'impronta antropica, che va assolutamente ridotta. Il rischio che ora si para davanti a tutto il mondo è che la finanza si prenda in carico questa battaglia e ne catturi anche il valore sociale, oltre a quello squisitamente legato al disinquinamento, che potremmo definire biopolitico. A questo punto non si estrarranno in modo sconsiderato i combustibili fossili, ma quanto è rimasto di bello, cooperativo, inclusivo nelle nostre società.

Dunque proprio come quando nacque l'internet a soddisfare le esigenze provenienti da più parti per un mondo più giusto, non più dominato dai mass media, che favorisse la libera circolazione delle idee, potesse migliorare e riavvicinare le persone attraverso la tecnologia, oggi Greta diventa il grimaldello mediatico per consentire attraverso accordi come il COP 21 e il futuro COP 24 l'appropriazione della finanza sul bene comune residuo, al valore sociale e oserei dire spirituale che è dietro l'amore per la natura, per il nostro mondo.

Bisogna arrivare a vivere con le risorse naturali senza "estrarne" le risorse per motivi legati al benessere o peggio ai bilanci e alla ricchezza di pochi. Bisogna continuare a parlare di madre terra tra noi, di capire che l'uomo nei secoli ha sempre inquinato e sempre cercato di ripristinare l'ambiente, e non ha mai pensato di sfruttarlo per tirarne fuori profitti al fine di acquistare beni che vanno a finire nel superfluo, o sono comunque più inutili delle risorse che vengono sfruttate. Una volta definita una nuova linea del fronte, ci aspetta una nuova battaglia.

Greta da che parte starà?

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