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Alla ricerca del continente della gioia - Marco Guzzi

E' stata una esperienza sorprendente leggere il breve saggio di Marco Guzzi sul Continente della Gioia, in primo luogo perché Guzzi lo avevo conosciuto frequentando i seminari "Parole Guerriere", e mi ero fatto già un idea, un pre-giudizio sul suo pensiero. Prima però devo dire che il mio essere bookblogger di formazione "economica" mi impone di mettere le mani avanti rispetto ad un testo di filosofia e teologia, che ho amato leggere, ma che evidentemente giudico più col cuore che con l'intelletto, rimandando il lettore ad una sua personale revisione del testo. In parole povere: vi dico quello che ho capito. se volete approfondire, accomodatevi e leggetevelo da soli. Il testo inizia a parlare di crisi, di quanto sia sciagurata la nostra epoca, proprio perché in un tempo piccolo, breve, si sta verificando una veloce crisi di tutte le istituzioni, e non solo quelle politiche. Crisi molto prossime alla descrizione dell'apocalisse si stanno avvicendando e lustrini pajettes, un nuovo capitalismo e tanto PIL in più non riescono a nasconderlo. E' un mondo strano, che sembra aver raggiunto il suo culmine e si prepara allo stesso temo ad affrontare la crisi climatica, la scarsezza di risorse, la crisi di valori, tutti nello stesso istante. E' il periodo dove il valore dei soldi ha preso il posto (in effetti non ha sostituito, gli altri valori sono regrediti) di tutto il resto, e questo causa una infinita tristezza in chi non può raggiungere la stabilità economica, e una perdita del contatto con la realtà per chi invece raggiunge una soddisfazione economica.

Questa grande crisi mette a nudo ancora di più la tristezza della condizione umana, quella che è sempre esistita, cioè la certezza della morte. Guzzi ci spiega che proprio perché si è raggiunto il fondo del baratro, siamo alla frutta, l'unica possibilità è di risalire, dare un colpo di reni e riappropriarci della nostra vita. Ovviamente una nuova spiritualità, legata alla conclusione che solo un nuovo umanesimo legato alla figura del Cristo può effettuare questo percorso illuminante. Senza dubbio le parole di Guzzi sono importanti e non possono non lasciare un solco nella coscienza. Un buon amico saprà dirti di lasciare perdere quella ragazza, perchè non fa per noi, allo stesso modo il nostro filosofi poeta ci dice che con al buona volontà e i buoni sentimenti, non si salva il mondo, saremo stupidi a pensarlo, pochi, ininfluenti utopisti. Bisogna acquisire una nuova moralità ed una nuova visione del mondo e del rapporto dell'uomo con il Pianeta. Senza la diffusione di una nuova filosofia, il mondo cadrà nelle mani della macchine e dei profitti. Una trasformazione da una figura di uomo Egoico-bellico, figura oramai insostenibile, all'uomo trans egoico, una figura di uomo, per capirci, più vicina alla parola del Vangelo. Un uomo che ama i suoi simili e vive in armonia con il Creato.

Guzzi riprende, se vogliamo, due autori a me cari, innanzitutto le ultime pubblicazioni di Maurizio Pallante, che intravede la necessità di un cambiamento antropologico, filosofico nell'uomo e insiste, sempre più spesso, nella modifica della filosofia e della morale per evitare nuovi fallimenti in campo di tutela dell'ambiente. Mi fa venire in mente anche Noemi Klein quando nel suo libro su Trump, dice che è molto più facile fare uno scatto di reni e risalire la china della democrazia e della partecipazione, che "perdere tempo" con Obama. impressione mia.

Nella parte finale del libro si scopre il Poeta Guzzi, che prende a riferimento dei poeti, per la verità, tutti mostri sacri, i riferimenti sono tutti calzanti e coerenti, ma non essendo mia materia, li caldeggio in silenzio per un ulteriore approfondimento e soprattutto per meglio godere dalla lettura di questi grandi artisti.

Davide Gatto

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