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Giornalisti all'Inferno

I giornalisti, quelli veri, quelli full time, i professionisti, sono dei giudici, dei magistrati senza codice. Ad ognuno di loro viene imposto dal loro lavoro il dover giudicare notizie, fatti, eventi, dichiarazioni. E lo fanno. Consciamente o inconsciamente, lo fanno, senza il supporto, a differenza dei Magistrati, di un Codice prescritto al quale fare fede, si basano sul buon senso, la loro professionalità, il loro equilibrio interno.

"Giornalisti all'Inferno" ci parla anche di come è difficile trovare e mantenere l'equilibrio che serve alla professione del giornalista. Il compito più gravoso è restare sani di mente, per poter giudicare con cinismo ed equidistanza chirurgica i fatti. il libro racconta con una sensibilità fuori dal comune di un giornalista che viene investito personalmente da vicende di cronaca, vicende evidentemente gravissime, omicidi, occultamento di cadaveri, insomma per qualunque essere senziente, un vero e proprio inferno. La narrazione alterna però due filoni, quello legato ai tragici fatti, al "giallo" vero e proprio, e il percorso, "l'allenamento" continuo verso il raggiungimento dell'equilibrio da parte del protagonista.

Quello che appare ad un lettore di romanzi alle prime armi come me, è che "Giornalisti all'inferno" è più quello che cerca dentro di sé un equilibrio stabile, cerca di liberarsi dalle sue ansie, dalle extrasistole, piuttosto che quello investito da questioni reali di cronaca nera, che vengono trattate con il distacco proprio di chi usa catalogare le notizie ogni giorno.

L'intreccio regala al lettore due racconti, di estremo interesse, uno intimo, di un protagonista legato a dei colloqui con personaggi chiave e alle sue manie, che cerca un equilibrio interno tale da poter vivere con serenità, e un altro legato al giallo propriamente detto che coinvolge l'intera vita di una comunità e che diventa occasione per il protagonista sia di lavoro che di ulteriore ansia. Le due differenti narrazioni si intrecciano in un crescendo "Manziano", e si uniscono in un epilogo a sorpresa che risparmio, ma che ha, in brevi pagine il pregio di unire i temi e portare il lettore non solo alla fine del racconto, ma ad una nuova, imprevista apertura verso un mondo nuovo, diverso rispetto ai mondi, quello interiore e quello della redazione giornalistica e dei fatti di "nera" descritti nel romanzo.

Come lettore (non mi posso considerare un recensore) del suo libro, posso dire di essermi divertito nel leggere entrambe le narrazioni, il libro, sebbene scritto con uno stile che impone attenzione e ogni tanto qualche rilettura, merita assolutamente di essere consigliato.

Davide Gatto

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