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Il TAV narrato da Esopo

Esopo ha scritto una favola che è nota ai più, si chiama "al lupo al lupo", ci parla di come conti molto di più "chi" dice una cosa che la cosa stessa che si dice. Se sei un burlone e lanci un allarme, nessuno ti ascolterà, proprio come quel pastorello che gridava sempre al lupo al lupo e che quando il lupo arrivò davvero, non è stato preso seriamente da nessuno.

Se contesti una grande opera inutile, ma hai fatto figuracce da incompetente su mille temi in mondovisione, difficilmente ti daranno ragione, e penseranno che sei un ignorante facente parte del partito politico degli ignoranti che difende un opera utile, tra l'altro difesa dai "competenti".

Quanto sono belle le semplificazioni giornalistiche: gli incompetenti da una parte, le prostitute dall'altra, i fascisti nazisti da un altra, purtroppo per noi, la realtà è ben più complessa. Oggi ci troviamo in un quadro politico nuovo, un nuovo allineamento che si è creato con il Tav Torino Lione. E dalla parte del No alla TAV, gli "ignoranti", i "furbetti", quelli che non hanno mai lavorato, i politici a sbaffo. Oggi più che mai è il momento di abbandonare determinate fandonie e stereotipi tipici di un sistema di comunicazione atto a creare o a far mancare sacche di voti di opinione ai vari partiti, e usare il cervello, ragionare, come contribuenti, come cittadini.

Vi prego di credermi, il corridoio 5, nato negli anni'90 e rimaneggiato un miliardo di volte dalla UE non esiste più, e non è che se fai un buco in più poi può essere riutilizzato per altri percorsi. Non apre a nulla, se non al miglioramento di una tratta tra due paesi, paesi che godono già della presenza di tanti trafori.

Il TAV non è una priorità e non è che la storia ci ha mai dato torto con l'expo, con l'aeroporto Malpensa 2000, con il Mose a Venezia. Chi è del Sud deve capire che si tratta di una battaglia culturale, che significa che non si può andare avanti a furia di appalti, per soddisfare le esigenze delle solite aziende, che pure servono, ma ci vuole una logica, soprattutto quando una rete infrastrutturale è già compiuta e non siamo agli anni'50.

Credere al NO TAV non è rinunciare al PIL, ma credere che il PIL delle infrastrutture va fatto pensando ad opere che possono davvero moltiplicare il PIL una volta realizzate, non soltanto opere e basta in onore del PIL a debito. Immaginate la TAV Napoli Roma che utilità avrebbe potuto avere se non si fosse realizzata il resto della linea. Sebbene un opera infrastrutturale possa durare decine di anni, la possibilità che non ci possa essere un ritorno sul PIL, e quindi una spesa a debito da parte dello Stato, dovrebbe fare pensare bene ad un opera prima di realizzarla.

Concludendo, invito tutti in un accorato appello, di tenere a mente le favola di Esopo, e di dare ascolto al pastorello

, per un ennesima volta, potrebbe essere quella importante!

Davide Gatto

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