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Una storia del Mondo a Buon Mercato - Patel, Moore

"A History of the World in Seven Cheap Things: A Guide to Capitalism, Nature, and the Future of the Planet", viene tradotto nell'edizione italiana in "Una storia del mondo a buon mercato. Guida radicale agli inganni del capitalismo".

Premetto una cosa, il libro non è per chi si affaccia alla materia economica o quella dell'ambiente o quella della storia per la prima volta, ha un discreto grado di complessità

e la versione italiana è scritta con un carattere anche poco riposante. Tuttavia Feltrinelli ha fatto bene ad inserire questo libro nella sua collana perché rispetto al tema di cui abbiamo parlato tantissime volte inserisce degli interessanti elementi di novità. Innanzitutto non si può evitare di osservare che siamo di fronte ad uno studio storico, lo studio attraverso la storia del fenomeno capitalistico e di quello ambientale.

La storia di Madeira, del Brasile e dell'Europa del medioevo sono spesso citati per fare capire determinati meccanismi che prima o poi andranno a ripetersi. Il libro introduce un modello nuovo, per dirla con parole banali, tratta attraverso lo studio della storia dell'uomo della politica e della natura, un modello di ecologia del capitalismo. Come per un seme c'è bisogna di terreno fertile e pulito, di acqua affinchè diventi albero, il capitalismo ha bisogno di un suo ambiente dove prospera. E' il modello di questa era geologica, il Capitalocene. Secondo gli autori L'ambiente del Capitalismo, oggi come nella storia degli ultimi 600 anni, è fatto di queste componenti: la natura, il denaro, il lavoro, l'assistenza, l'energia, il cibo, le vite. Queste 7 componenti devono risultare fortemente economiche per il capitalismo (7 cheap things), altrimenti il sistema capitalistico è destinato ad implodere.

Forte è la ricerca da parte degli imprenditori e recentemente delle multinazionali di cercare e trovare queste "esternalità" dappertutto, facendo, ed è un dato storico come si può comprendere, spesso e volentieri ricorso alla frontiera, agli schiavi, allo sfruttamento delle risorse naturali. Naturalmente queste "esternalità" alle soglie del 2020 sono ben difficilmente reperibili in giro per il mondo come "cheap" ed è implicito che il modello diventi predittivo della sventura del capitalismo prossimo venturo, che grazie al cambio del clima, vedrà l'agricoltura a buon mercato implodere e dunque mancherà uno dei pilastri fondamentali per operare una attività simile a quella degli anni precedenti.

Nonostante tante cose che si potrebbero obiettare, il testo ha i suoi punti forti, innanzitutto ci da una visione non catastrofistica del mondo, gli autori ritengono che una crisi di produzione ci sarà, ma è anche normale e si tratta di fenomeni a cui abbiamo già assistito nella storia del mondo. Un altra cosa molto interessante è che mette insieme come se fossero una cosa sola uomo e natura. La natura non finisce nei bilanci, ma è parte importante dell'attività aziendale, e viceversa, anche la storica separazione tra attività umana e natura, è un modello imposto, ma sicuramente non veritiero, la natura è parte di ogni attività umana, e lo è stata fino alle famose enclosures, che partirono abbastanza lentamente in Inghilterra, ma che deculpicarono nei secoli successivi. ci hanno fatto credere che società e natura sono una dicotomia, soltanto per fare si che l'una possa soggiogare l'altra, non esiste dicotomia. "comprendere il capitalismo come "ecologia-mondo" di potere, capitale e natura, ci aiuta a capire quanto è radicata ogni metà dentro l'altra, con quanta forza i potenti hanno agito per sorvegliare e mantenere i netti confini tra loro e con quanta decisione questi confini sono stati contestati"

Davide Gatto

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