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Fontana Inaugurale


A partire dagli anni '90 si era soliti assistere in prossimità del voto amministrativo, all'inagurazione di una fontana messa in piazza ad abbellire il Capoluogo. Il Feudatario locale, impettito e seguito dal suo codazzo, offriva ricchi buffet al popolo e, all'unisono con l'inaugurazione delle nuove, spettacolari acque, arringava i seguaci incitandoli, dopo questa faticosa realizzazione a spese del contribuente, a raggiungere parenti e amici per poter rinnovare il suo mandato e poter regalare nuove e meravigliose fontane alla folla plaudente.

Si partì con la fontana a mare in via velia, un gioiello che baciava dal mare il nostro lungomare, poi la grande fontana di Piazza Montpellier, la ciliegina bagnata sulla grande torta della Lungoirno, La fontana del parco del mercatello, che non ho capito mai quel parco perché lo hanno chiamato "del" e non "di", ma questo è un altro discorso, la grande fontana del Piazzale Salerno Capitale

, passando per la fontana dell'indimenticato Ugo Marano.

Come tutti sanno, queste realizzazioni verranno ricordate come "Fontane Inaugurali", durate lo spazio di una campagna elettorale e poi riconvertite, sempre a spese del contribuente. Oggi non vengono solo inaugurate le fontane, ma anche i rendering delle stesse. Ad esempio, il famoso, ancora esistente, (almeno nel progetto) "diamante" di piazza libertà, è stato presentato ai salernitani almeno 5 volte in forma di plastico o rendering, perchè si sa, l'acqua che zampilla tira anche in forma progettuale.

Quando parliamo di "fontane simbolo della nuova amministrazione", non troviamo solo Salerno, anche a Napoli si parla molto e in modo non lusinghiero della "Vasca Tatafiore", e realizzazioni simili le troviamo ad Avellino, Torre Annunziata, Torre del Greco, Vallo della Lucania, ma il problema tocca tutto lo stivale, da quando la legge sull'elezione del Sindaco è cambiata.

Ironia a parte, la riflessione che nasce dal racconto delle "fontane inaugurali" è: quanto tempo occorre affinchè il cittadino, nel senso della grande totalità della cittadinanza interiorizzi una norma?

Bastano 5, 10 o venti anni? Il problema è serio e ovviamente ci lega strettamente all'attualità. Probabilmente ai grandi cambiamenti, spesso incardinati rapidamente nei cervelli più interessanti dell'italico stivale, va dato molto più tempo di quello che vorremmo concedergli. In altri momenti storici, quando le leggi non erano scritte, come scrive il premio nobel Ostrom, quello che contava non era l'approvazione, ma l'interiorizzazione della legge non scritta che diventava abitudine col tempo. Oggi contano soltanto i tempi dell'approvazione della legge, una vola finita sulla gazzetta ufficiale, diventa legge e non si fa e non si controlla che venga interiorizzata o che uso ne viene fatto. Spesso quindi alle parole "La gente è cambiata" andrebbe sostituito "la gente ha interiorizzato la nuova legge". La Ostrom ha ragione, spesso e volentieri, quando si hanno oltre 100 mila leggi scritte, quello che resta agli uomini, la legge che compare per prima nelle loro menti, è proprio quella che non è stata mai scritta.

Davide Gatto

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