Decreto Dignità
Dopo tante parole sul Governo pentastellato o se volete Giallo-verde , finalmente verrà firmato dal Presidente della Repubblica il primo decreto di natura economica del Governo Conte. Se ne assume la paternità Luigi di Maio con una video presentazione, ma il testo è pronto.
Voglio subito dare un giudizio generale su questo testo, a me è piaciuto, è un testo tutto sommato giusto e per certi versi coraggioso, sebbene alcune voci annunciate in precedenza non compaiano più nel testo che è stato lanciato questa sera. Per dirla in parole semplici: se di inizio si tratta, è un buon inizio.
Non parliamo della Flat Tax, non parliamo di reddito di cittadinanza, né di legge Fornero, quello di cui si è parlato in maniera abbastanza poco organica in questi mesi, ma di un pacchetto di provvedimenti che oramai si sono fatti attendere per un buon mesetto. Allora, con spirito critico, andiamo a vedere nel dettaglio questo decreto se si tratta di fumo o se c'è della sostanza.
Un'altra considerazione a margine: se Di Maio fosse stato Corbyn o Sanders, i moderati se lo sarebbero letteralmente mangiato dandogli del pericoloso comunista o socialista se volete; siccome abbiamo uno strano governo tra un movimento non allineato e uno di destra, sentirete soltanto critiche da sinistra. Ca va sans dire...
Gioco D'Azzardo
Sono diverse le cose che cambieranno per gli italiani in questo decreto, la prima e credo quella che sarà la più visibile è rappresentata dall'eliminazione di tutta la pubblicità relativa al comparto legato al gioco d'azzardo. Pubblicità su ogni media relativa ad ogni attività di gioco (fatta salvo la lotteria nazionale) sarà proibita definitivamente dal 1 Gennaio 2019. Un piccolo grande buco nel bilancio di Mediaset e delle squadre di calcio di serie A, ma sinceramente, me ne farò una ragione. Va aggiunto che esisteranno sempre i giocatori non patologici e coloro i quali vorrebbero che tornasse il proibizionismo, e si limitasse il gioco d'azzardo in tutte le forme.
Delocalizzazione
La seconda iniziativa molto importante è la revoca dei contributi, aiuti di Stato etc. che erano destinati ad imprese che hanno delocalizzato la produzione. Verrà chiesto alle imprese che delocalizzano o che hanno delocalizzato di restituire finanziamenti e aiuti che a loro erano stati destinati. La norma economica non può esser giusta per tutti i casi, ci sarà certamente qualcuno che magari ha delocalizzato, ha comprato già un terreno magari all'estero per iniziare una produzione magari facendo dumping fiscale, ma considerando la regola a regime, col passare degli anni si inizia a porre un disincentivo a chi pensa di volere delocalizzare la produzione. Con la presenza di questo disincentivo, i lavoratori residenti in Italia potrebbero avere maggiore sicurezza in riguardo alla durata del loro impiego, e potrebbero migliorare e stabilizzare i loro consumi anche in funzione di una maggiore fiducia nel futuro. Questo provvedimento dovrebbe anche fare aumentare la pubblicità delle imprese che producono in italia sul made in Italy. Se fatto con attenzione sui mercati giusti, il fatto che sempre più aziende inizino di nuovo a comunicare che il loro prodotto è "manufactured in italy" potrebbe essere un investimento a basso costo e profittevole.
Per le imprese che avranno necessità di delocalizzare per sopravvivere ci saranno da oggi maggiori difficoltà delle imprese a delocalizzare, ma bisogna capire se la delocalizzazione sarà comunque possibile e sarà comunque facile usando degli escamotages, ad esempio aprendo con una azienda diversa e non collegata a quella di proprietà in Italia. E' sentire comune che il processo di delocalizzazione in qualche modo andava ostacolato, probabilmente, se vogliamo trovare un difetto a questa misura, è che arriva troppo tardi, quando già troppi polli sono scappati dall'ovile, ma si sa l'antifurto si mette solo dopo che ti hanno rubato in casa.
Burocrazia
Veniamo al redditometro e allo spesometro. Il redditometro viene disattivato e lo spesometro viene ridotto a solo un adempimento all'anno. Viene eliminato anche lo split payment dell'IVA per i professionisti, misura che interessa coloro i quali lavorano con enti pubblici e assimilati. Questa misura è a mio avviso a favore delle imprese e dei cittadini, chiunque utilizzi un professionista potrà diminuire la sua spesa annua presso il professionista in quanto ci saranno degli adempimenti burocratici in meno. A mio avviso la scomparsa sempre più marcata del contante costringe gli operatori a muoversi dal sommerso, vedendoli costretti a fare emergere tutto il loro reddito, anche senza diaboliche iniziative quali redditometro e spesometro. aspettiamo decisioni in riguardo agli studi di settore.
Lotta al precariato.
Sicuramente questa è una regola controversa, va da se che aumenterà la sicurezza (per gli economisti si parla di fiducia) di coloro i quali riusciranno a farsi assumere a tempo indeterminato e aumenteranno i problemi di coloro i quali erano destinati dall'azienda ad un lavoro precario, che dovranno proseguire il loro lavoro in nero o risolvere il rapporto di lavoro senza rinnovo dopo 12 mesi e non dopo 36 mesi. Sicuramente queste nuove regole costringeranno ad una maggiore velocità di scelta da parte dell'imprenditore sul lavoratore, in pratica qualora si vuole un ragazzo davvero precario (ad esempio uno stagionale o qualcuno che aiuti in determinate fasi del processo lavorativo), lo si dovrà cambiare ogni anno, invece se si usa, come spesso accade, il lavoro a tempo determinato come apprendistato propedeutico ad un eventuale contratto a tempo indeterminato, la decisione di assumere il dipendente a tempo determinato, andrebbe fatta dopo soli 12 mesi e non dopo 3 anni. Basta saperlo.
Ci sarebbero molte considerazioni da fare, una su tutta il possibile ricorso al lavoro nero. Io mi fermo qui, aggiungo soltanto un altra considerazione: è inutile prendersi in giro, se non si diminuisce il cuneo fiscale e si diminuisce il costo del lavoro per gli imprenditori, queste iniziative lasceranno sempre il tempo che trovano. A dire il vero anche il Ministro Di Maio ne ha parlato e nel video annuncia i primi tagli al cuneo fiscale per fine anno.
Riders
I Riders non compaiono in questo decreto, come gli studi di settore, sebbene lo avesse annunciato in un precedente video all'interno di questo decreto. Di Maio annuncia per questa categoria che verrà esteso un contratto collettivo nazionale, saremo il primo stato che tenta una regolamentazione dei cosiddetti gig jobs.
Per il momento mi fermo, attendo di leggere i vostri commenti.
(edit 05/07/2018)
Gli scenari politici che si aprono dopo l’approvazione del Decreto Dignità, in questa estate di Italia senza i mondiali, appaiono decisamente interessanti, forse più delle misure che appaiono nel provvedimento stesso. Dopo tanto parlare di grandi sistemi, etica della migrazioni e dei flussi migratori, fenomeni migratori, flat tax
reddito di cittadinanza, il piccolo decreto di 16 pagine con provvedimenti di vario genere, diventa una prima piccola “zeppa” fatta ad arte per comunicare agli italiani che il Governo Conte "inizia a lavorare". Un po’ tutti si aspettavano un decreto piccolo e vuoto, in modo da poter continuare col mantra del movimento 5 stelle malato di annuncite, accusa spesso rivolta anche al Governo Renzi, ma evidentemente un po’ di sostanza in questo decreto c’è. La sinistra antagonista, extraparlamentare e istituzionale, si oppone duramente al provvedimento. Non si parla di un decreto di destra, ma di un decreto poco coraggioso, e insufficiente per arrivare realmente ai cittadini. La sinistra a sinistra del PD si compatta e valorizza i suoi temi, la cura “Conte” è sicuramente una cura corroborante, bisogna registrare che sta trovando in se la forza di preparare l’ennesima rincorsa verso le istituzioni. La destra di opposizione e Confindustria lo bollano come un
provvedimento troppo sbilanciato a danno delle imprese. Di Maio ringrazia per il gradito assist. Decisamente più in difficoltà il PD, che non riesce a trovare neanche una risposta unitaria, chi dice che il Decreto è troppo di destra, chi dice che troppo di sinistra, seguendo le indicazioni di Confindustria Vicenza che sono apparse sul Corriere della Sera (???), chi come Calenda dice che è giusto nel merito, ma scritto da impreparati, dimenticandosi che gli estensori di questo testo sono gli stessi dirigenti che firmavano i suoi decreti. Il pericolo più grande per questo PD è che l’elettorato, e soprattutto quello che appartiene alle cosiddette classi deboli, possa difendersi anche senza il centro sinistra o la sinistra. In effetti, qualunque sia la condizione di disagio delle classi più deboli, i partiti esistenti e le istituzione preposte dalla carta costituzionale, hanno ancora gli anticorpi per poter provvedere alla risoluzione delle gravi crisi di diseguaglianza e ambientali che il turboliberismo (ci perdoni Fusaro) procura oggigiorno. La sinistra, soprattutto quella che ha messo in cantina le idee di sinistra per la ragion di Stato, ha trovato negli articoli di questo decreto il suo peggior nemico: il seme della convinzione presso i cittadini di non essere più una garanzia, di non rappresentare le classi deboli, di essere diventata politicamente inutile.
Davide Gatto