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Le Italiche Calende

Dopo questa tornata elettorale è fuori di dubbio che gli uomini politici più importanti del Paese sono Di Maio, Salvini, Berlusconi, Renzi, Meloni.

Questi nomi erano diversi 10 anni fa. Ne desumo che per l'80% i personaggi politici ed il quadro politico di riferimento nel nostro Paese sia cambiato. Secondo la classifica di Forbes, invece i 5 italiani più ricchi sono Maria Franca Fissolo (Ferrero), Leonardo Del Vecchio (Luxottica), Stefano Pessina (alliance boots/walgreens), Massimiliana Landini Aleotti (Menarini Farmaceutici), Famiglia di Silvio Berlusconi. Come si vede, si leggono le stesse famiglie che probabilmente si sarebbero lette 10 anni fa.

Negli Stati Uniti Abbiamo un Presidente ogni minimo 8 anni e tra gli uomini più ricchi oggi si annoverano Bill Gates, Jeff Bezos, Warren Buffet, Mark Zuckenberg e Larry Ellison, Ceo di Oracle. Come si nota facilmente, in una economia che si rigenera velocemente come gli Stati Uniti, le principali aziende, nel giro di pochissimi anni sono diventate altre; i guadagni più cospicui vengono dati da aziende fondate da poco e, francamente, nessuno può dire se aziende come Facebook, Amazon e Microsoft resisteranno in vetta per altri 30 anni.

Il punto adesso è: in Italia, Paese dove siamo riusciti a cambiare leader e attori politici nel giro di pochi anni, riusciremo a cambiare il sistema economico/capitalistico e le sue peculiarità? Riusciremo a cambiare il nostro sistema capitalistico a favore di un sistema meno legato ai blocchi preesistenti e più libero alle idee nuove, perfettamente (e a pari condizioni) inserito in un contesto prima europeo e poi mondiale?

La sfida è partita, e mi sento di dire che gli uomini come Calenda che appartengono all'ancient regime, non hanno che gli "anni contati", il sistema industriale italiano si libererà dai legacci del familismo coorporativo rappresentato dai suoi principali mentori. Esiste una serie di famiglie di imprese, ma esiste anche un cerchio ristretto di manager e di scuole di formazione dalle quali attingere che oggettivamente ci fa mancare il respiro. Difficilmente si ricorre a manager stranieri, ma è anche vero che è molto difficile vedere le vecchie industrie italiane rischiare con manager che hanno una visione in tono con il futuro, che in molti posti del mondo è il presente.

Compito di un Governo e di un Parlamento che mette davanti a tanti obiettivi pragmatici la realizzazione di una rivoluzione culturale è quello di intervenire anche in questo campo, facendo in modo che new comers e startuppers non siano soltanto dei laconici espedienti per distrarre audience e per fare si che la pubblica opinione si faccia una idea di un Governo "che lavora". Buon lavoro, allora.

Davide Gatto

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