In Mare Controvento Pasqualino Monti
Mi sono imbattuto in questo libro scritto da Pasqualino Monti, un manager pubblico che si interessa di portualità perché avevo appena finito di leggere un libro sulla Cina “Fozza Cina”, e mi interessa capire come vengono gestiti dalle autorità pubbliche i porti commerciali italiani. Il libro sebbene abbia a mio avviso degli errori di impostazione (troppi argomenti trattati poche pagine per argomento), mi è piaciuto e credo di avere tratto vantaggio dalla sua lettura. Sullo sfondo, la frustrazione di un manager pubblico di volere fare e di non riuscire a fare a colpa della burocrazia che schiaccia questo mondo.
C’è da dire che qui a differenza di tribunali, uffici ministeriali e prefetture, la battaglia della competitività è diretta ed evidente, chi importa ed esporta si affaccia al mercato e utilizza il servizio più sicuro rapido ed economico. Da qui la frustrazione, quella di appartenere al mondo dei grandi flussi di trasporto internazionale, delle grandi multinazionali dello “shipping” e fare capo ad uno stato che in quel contesto assomiglia al pallino che si tira per primo in un campo di bocce. In più, oltre alla concorrenze e alle resistenze della burocrazia, la politica e il circo mediatico che, se sbagli, ti mette alla berlina.
Monti, tra le tante cose mi ricorda quanto scritto da Alain Deneault con il suo “mediocrazia”, dove indica che alla fine, vanno avanti i burocrati, quelli che non si assumono la responsabilità del cambiamento, gli yes man, quelli che timbrano il cartellino, tradizionalisti che si attengono all’orario di lavoro e al regolamento.
Anche Monti vive una dei suoi principali incubi nei confronti di quei manager che nulla fanno, che non si preoccupano più di tanto e che fanno il minimo indispensabile per galleggiare. Il mare può esser visto come tradizione, anche feudale, quella delle città marinare e come innovazione, nuovi orizzonti, è questo il suo fascino, e Monti pur credendo nelle innovazioni di mercato, nella comprensione di flussi attuali e futuri di mercato futuri, ci fa capire anche cosa è il porto e il mare che lui combatte e che, a sua detta, pericolosissimamente, è.
Il pamphlet di accusa del giovane manager pubblico tocca anche l’ultima frontiera, si scaglia contro la cosiddetta blue economy, l’economia legata al comparto marittimo, che oggi come oggi non è che un mantra che non ha significato, ripetuto all’infinito ma utile davvero a nulla. Non siamo il paese della sinergia, siamo il paese dove gli affari nascono così, come dice Forchielli, per caso. Bello e rapido da leggere, spero che venga letto soprattutto dai tanti decision maker italiani, magari può generare una autocritica.
Davide Gatto