Chiusa In Gabbia - Roberto Bagnato
Emily è una giovane avvocato di Boston che ama lo sport, la dieta mediterranea e le serate passate in compagnia della sua migliore amica, Sara, giornalista emergente e fissata con le teorie mediche dell’affascinante Christopher Miller. È lei che trascinerà Emily al Teatro Centrale per assistere a uno dei tanti convegni tenuti dallo psicologo, noto alla cronaca per i suoi studi sulla cura delle fobie e delle ansie. Ed è lei che, in quella stessa occasione, la inciterà a salire sul palco per sottoporsi a una seduta di ipnosi eseguita sapientemente dal medico. Nei giorni che seguono l’incontro con il dottor Miller, Emily cade in uno stato di malessere psicofisico e nessuno, nemmeno Sara, sembra riuscire a scuoterla da quel profondo turbamento emotivo e la paura diventerà sua intima compagna. Oscurità, silenzio e angoscia saranno gli unici elementi di un incubo dove il tempo non ha più senso e dove anche una sola goccia può dissetare un animo tanto disperato. Dove si trova? Chi le sta facendo questo? Perché?
Alcuni Estratti:
Passi.
Il muro di oscurità era impenetrabile, non vedeva chi si stesse avvicinando ma percepiva che c’era qualcuno.
Non era sesto senso, era paura. Una paura profonda, primitiva. Paura di morire.
Emily corse, corse più forte che poteva, corse nell’oscurità. I rami degli alberi la toccavano come fossero cento, mille mani che avevano come unico scopo quello di afferrarla e gettarla al suolo. Bloccarla e dare a quel maledetto essere la possibilità di prenderla e farle del male.
Sentiva la pelle lacerarsi sotto quelle braccia e mani di legno. Sentiva scorrere gocce di sangue sulla fronte e sulle guance. Sentiva il sapore amaro della paura in bocca fin dentro la gola. Stremata, continuava la sua folle corsa fino a che non cadde colpendo con violenza il suolo. Perse i sensi… Si trovò nel parco.
Un’oscurità impenetrabile l’avvolgeva. Aveva ricordi sfumati di quanto le fosse accaduto ma non riusciva a ricordare come fosse finita nel parco di notte.
I suoi pensieri erano un uragano di voci. La segreteria telefonica, la sua amica Sara che la invitava a una serata particolare, il suo personal trainer che la invitava a cena. La sveglia che suonava e lei che doveva prepararsi per la sua sessione d’allenamento mattutina, la corsa nel parco.
La corsa doveva essere la mattina. Cosa diavolo ci faceva nel parco la notte?
Improvvisamente, un rumore alle sue spalle. Emily provò a gridare aiuto ma la sua voce non superava quella di un sussurro. Il peso della paura era sconvolgente. Era giovane, forte, allenata e preparata in tecniche di difesa ma non esisteva nessun allenamento contro la paura. Iniziò a indietreggiare.
Qualcuno si stava avvicinando, sentiva i passi, sentiva la sua paura crescere. Emily pensò di riuscire a sentire il suo odore, corse via. Corse più veloce che poteva. Il cervello comandava direttamente le gambe. I suoi occhi non vedevano nulla, l’oscurità era un muro impenetrabile.
I rami degli alberi la graffiavano, non poteva evitarli, non li vedeva. Doveva correre. Scontrò qualcosa di basso, una pietra o un ramo caduto a terra. Cadde e perse i sensi…
… Si trovò nel parco.