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Perchè il Sud é Rimasto indietro - Emanuele Felice


Ho iniziato con entusiasmo a leggere il libro di Emanuele Felice, per due motivi, uno perché si parla di SUD, dei problemi del mio meridione, e poi mi fa sempre piacere ascoltare voci diverse che parlano dello stesso argomento.

Non è che sia un esperto in materia, sia chiaro, la mia ignoranza è devastante e si ferma a una mezza dozzina di libri letti, nulla di più. Tuttavia “perché il sud è rimasto indietro” spesso e volentieri è un libro e uno studio storico che si avvita su se stesso.

Nulla di sbagliato per carità, la mia teoria è che semplicemente il metodo applicato non esaudisce e risponde correttamente a quello che il ricercatore nella sua ricerca dichiara di volere ottenere. Capita che a volte, si fa una ricerca cercando la risposta ad un problema e sicuramente la risposta al problema non c’è.

Eppure Emanuele Felice è uno studioso, un cattedratico che a quanto sta alla sua biografia ha sempre approfondito la tematica del Meridione. Nel primo capitolo Felice attacca la teoria assolutoria o neomarxista che assolve il meridione, bistrattato dalla storia e da coloro i quali lo hanno assoggettato prendendone il predominio. Parla di come Pino Aprile con i suoi recenti scritti ha rinverdito questa teoria rendendola sempre più diffusa “sorprendentemente” anche in ambienti “universitari” e non necessariamente populisti. Eh si, perché ogni popolo ha bisogno di una assoluzione dal proprio passato, e la tesi Apriliana va a braccetto con una ipotesi di assoluzione piena. Per Felice la teoria di Aprile ha il difetto di esaltare troppo quello che è stato il regime borbonico, e dai dati a disposizione questo regime ha operato in continuità con quello che sono stati i regimi precedenti e, se vogliamo, quelli successivi.

Man mano che vengono fuori i dati, emerge anche la verità: è vero che a Napoli i Borbone avevano creato una grande capitale, impianti produttivi, una ricca borghesia, un benessere diffuso, sebbene non i tutti gli strati sociali, oltre alle leggendarie linee ferroviarie, i palazzi di varia epoca, e la Reggia di Caserta; ma è anche vero che la situazione in Basilicata e Calabria sotto il regno borbonico resta ai limiti dello stadio primordiale, latifondi, foreste, in pratica il medioevo. Dopo l’Unità d’Italia, la scolarizzazione raggiunge tutto lo stivale e naturalmente tutto il Sud, provincia dopo provincia e un certo tipo di standard di civilizzazione arriva solo dopo l’Unità, nel periodo liberale, nel fascismo e nel dopoguerra, al punto che la scolarità nel mezzogiorno ad esempio, supera addirittura quella del Nord.

A mio modo di vedere, i dati sono chiari. Con la fine del Regno delle due Sicilie, il Regno di Napoli perde la capitale e la sovranità monetaria, dunque il danno viene a carico soprattutto dei territori campani, e Napoli non è più una capitale, capitale che viene sostituita prima con Torino e poi, come è noto, da Roma. Questo danneggia sicuramente la situazione dei territori vicini a Napoli, soprattutto nel breve termine, possiamo dire che Napoli non tornerà più ad essere Capitale di un Regno, ma, molto gradatamente, tanti territori del Sud hanno, con la Repubblica Italiana, e soprattutto dopo la Costituzione Repubblicana, iniziano a migliorare i loro standard sanitari, di istruzione e legati alle infrastrutture.

Resta il tema del gap economico, il gap in termini di ricchezza e qui credo che ci sia il vero o i veri errori della ricerca, per esigenze letterarie o di studio si cerca di capire come recuperare il gap economico (la differenza relativa al pil procapite) tra Nord e Sud.

Ecco, probabilmente ci sono troppe differenze tra Sud e Sud per ritrarne un quadro omogeneo e ci sono troppi fattori per parlare di causa o di soluzione al problema. Va da se che l’editore non si pone questi problemi, ma, uno studio, che si fosse limitato alla Basilicata o, in alternativa alla provincia di Napoli, sarebbe stato più interessante e non sarebbe stata la solita ripetizione di quello che è il percorso storico, meraviglioso e accidentato, della nostra terra.

Davide Gatto

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