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Piercamillo Davigo - Il Sistema Della Corruzione


Il libro di Piercamillo Davigo è breve, comprensibile ed intenso, vi dico la verità, pensavo di perdermi dentro tecnicismi giuridici, invece il magistrato è stato fin troppo attento a non appesantirlo e lo ha reso un testo davvero divulgativo. Come ha fatto? Presentando in pochi capitoli il suo pensiero, evitando di includere, se non in pochissime parti, citazioni giuridiche, o di verbali, o di sentenze o atti giudiziari simili che lo avrebbero appesantito, perché il lettore difficilmente “salta” quando vede il corsivo, e alla terza pagina di letture "proveniente" dalle aule giudiziarie, va in difficoltà. Nel mio caso, in questi frangenti, cerco di spezzare con altri libri, la tecnica di portare avanti due libri di argomenti differenti la trovo vincente, soprattutto quando ci si affatica con la lettura. Ma torniamo a Davigo.

Un libro volutamente semplice, una introduzione e subito un argomento che mi è piaciuto, la corruzione che viene scoperta nei momenti di maggiore crisi economica del paese. Legare dunque i fatti giudiziari con i ritmi dell’economia è una tesi suggestiva, ma senza scoprire altro, il magistrato, porta le sue idee e le sue prove, ben circostanziate.

Il Libro, a differenza del libro di Franco Roberti, parla soltanto di corruzione e naturalmente concussione, parla del reato e della fattispecie di reato che è particolare, ha le sue peculiarità: la corruzione è ampiamente diffusa e viene fuori soltanto quando succede qualcosa di straordinario, difficilmente, secondo Davigo, si rompe il muro del silenzio tra corruttore e corrotto, in quanto sono rei tutti e due e non hanno interesse ad andare in galera per denunciare l’altro.

Davigo disegna poi un quadro impressionante su come funziona lo Stato, e di come la corruzione faccia da padrone in molti settori, addirittura spiega che ha incontrato nella sua vita funzionari che pur non volendo si sono dovuti adeguare perché altrimenti il sistema stesso lo avrebbe espulso. Dunque la corruzione, quella che non è esagerata (se qualcuno chiede una tangente troppo esagerata, può esserci una denuncia), la piccola tangente è normalizzata e diffusissima, e quasi mai sanzionata. La cosa triste, e non posso dare torto al magistrato milanese, che se questo meccanismo negli uffici pubblici si istituzionalizza, si raffina, diventa regola, prima o poi ad utilizzarlo saranno prima i partiti, poi la criminalità organizzata, con le conseguenze che tutti vediamo.

Speravo che Davigo fosse più clemente con il suo Paese, tra l’altro mi sembra una persona molto pacata e attenta alla realtà, ed è proprio l’accanimento contro la corruzione, quella piccola, non la grande tangente, che traspare in questo breve saggio. Forse ha ragione, bisogna andare alle cause ai piccoli reati per evitare che si verifichino le grandi ruberie a cui siamo abituati.

Arriviamo “velocemente” al capitolo finale sulle Soluzioni, che come ogni saggio che tratta una questione in particolare, non manca. Davigo è puntuale nelle sue proposte, e le riportiamo:

1) incremento di attività di ricerca di tali notizie di reato da parte dei corpi di polizia, creando uffici a ciò deputati;

2) l'introduzione di più forti incentivi e la previsione di protezione per chi collabora, estendendo la normativa sui collaboratori e sui testimoni di giustizia

3) la previsione di operazioni sotto copertura.

Questo ultimo punto mi sembra fondamentale, oramai le centrali di appalto sono poche e attualmente questa attività in Italia semplicemente non si fa. Credo che sia auspicabile. e credo che, per chiudere, sia auspicabile anche la lettura nelle scuole superiori di questo breve ma prezioso approfondimento.

Davide Gatto

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