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Franco Roberti - Il Contrario della Paura


Decisamente “informante” il libro di Franco Roberti, non è né un saggio vero e proprio né un romanzo, ma probabilmente è uno dei libri che mi sento di suggerire se si vuole capire qualcosa in riguardo a determinate dinamiche. Il mondo sta cambiando rapidamente dalla tragedia di Lampedusa agli attentati a Parigi, e spesso quello che accade in televisione non serve a fare capire il problema che devono affrontare soprattutto le forze dell’ordine e quello che possono fare i cittadini.

Paradossalmente quello che ho capito io è che lo Stato, nel senso di sicurezza e forze dell’ordine in tutti i suoi gradi, non hanno bisogno dal cittadino di idee pro o contro i migranti, né di soluzioni legislative. Basterebbe applicare le leggi e se i cittadini le conoscessero, potrebbero aiutare tutti ad attuarle. Ad esempio, mentre la legge italiana dice che la risposta ai richiedenti asilo deve arrivare in 3 settimane, la media di attesa in Italia è di 1 anno, si arriva anche a 2, facendo lievitare il costo per migrante a 5000 euro l’uno l’anno. Evidentemente non si può andare avanti così.

Franco Roberti passa alla disamina di un fenomeno, se vogliamo non nuovo ma mutevole nelle forme, a differenza di altri crimini, il crimine terroristico si sforza sempre di produrre lo stesso effetto con diverse modalità, tutte estremamente violente e crudeli, se vogliamo. Roberti fa una analisi storica e parla anche dei legami tra il terrorismo e la criminalità organizzata.

Brevemente con piglio spesso autocritico nei riguardi dell’istituzione, parla della ricostruzione dopo eventi tragici quali il terremoto, e li non puo fare altro che arrivare alle gare e agli arresti di politici e componenti della criminalità organizzata.

Eccoci qui, dopo esserci girato in torno per una sessantina di pagine affronta il problema principale, quello che decisamente, come trasuda dal libro, gli sta a cuore, la lotta alla criminalità organizzata. Nel parlarne è metodico, sa di rivolgersi ad un ampio pubblico, allora inizia a fare il quadro della situazione, inizia ad elencare situazioni fatti ed episodi che lo hanno visto protagonista della lotta contro le criminalità organizzate. Sono 60 pagine piene piene sulle mafie, da Capaci, da Borsellino e Falcone alla ‘ndrangheta in Lombardia, dal contrabbando delle sigarette a Napoli ai circuiti internazionali di traffico di droga. Impossibile descrivere tutto in poche righe, ma posso sicuramente dire che sono pagine ben documentate semplici anche al lettore più distratto, e, senza dubbio avvincenti, soprattutto per chi ama ascoltare storie di questo genere.

Abbandona il racconto sulla mafia per raccontare in un capitolo la storia di mafia capitale, la mafia degli intrallazzi e del business fatto con politici e affaristi senza scrupoli, una altra tegola nella sua costruzione. Cosa ci vuole dire? Innanzitutto che il fenomeno è molto più pericoloso del rischio di beccarsi una pallottola per strada, le mafie corrodono l’economia di un paese e distruggono la volontà economica degli operatori nel volere muoversi e perseguire profitti per loro e per la collettività. La mafia è male, ce lo dice in altri 20 modi che non sto qui a elencare. La mafia è difficile da combattere, ci vuole la società, ci vuole un cambiamento di cultura da parte dei cittadini e una grande volontà che parte dal sociale e dalle forze sane dell’economia.

Ma per innescare questo processo virtuoso, conclude il procuratore, ci vuole uno Stato, una istituzione che mira dritta all’obbiettivo, coordinando su questo il giudiziario, il penitenziario, e le varie polizie. Solo così si riuscirà ad avere qualche risultato. Troppi processi, troppo lunghi, troppi buchi nel sistema carcerario, troppe lacune nelle forze di polizia, tutti lavorano e fanno quello che possono ma occorre, data la difficoltà a risolvere il problema, una strategia che non guardi in faccia a persone, processi e percorsi e vada a colpire il cuore di queste organizzazioni, bruciandone anche le numerose estremità. Se questo non verrà fatto, inutile illudersi in riguardo allo sviluppo economico di quelle aree.

Davide Gatto

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