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...a night in Tunisia...


Questo settembre, insieme ad altri grillini (che definire valorosi è riduttivo), ho deciso di prendere parte ad Italia 5 stelle, nella meravigliosa location di Palermo. Come tanti altri siamo venuti in traghetto, la nostra nave di linea partiva da Salerno e, passando per Palermo arrivava a Tunisi, come dicono in america “round trip”, cioè andata e ritorno. Ci siamo imbarcati a Salerno insieme a tanti cittadini tunisini, ovviamente la fila di attesa per chi arriva o parte per Tunisi era differente dalla nostra, che abbiamo avuto tempi più che dimezzati. Operai, agricoltori, tanti ambulanti donne e uomini sicuramente provati dal lavoro che facevano in casa loro o in Italia.

La nostra aria fricchettona da grillini in trasferta non ci ha impedito di notare i loro vestiti, le loro mani, i loro occhi, ognuno di loro raccontava un romanzo solo per come si presentava, per alcuni di loro è un viaggio abituale, per altri il viaggio di una vita, per altri ancora un viaggio che si fa una volta all’anno; passaporto alla mano, si torna a casa e in quelle 20 ore di viaggio si fa un il bilancio consuntivo dell’anno passato e il preventivo di quello che deve venire. Sul ponte arrivavano grandi sorrisi verso questo gruppo omogeneo di giovani italiani appassionati di politica, ma col passare delle ore, pian piano il ponte dove si cena e si guarda la televisione viene rapidamente conquistato in tutti i posti strategici (divani, soprattutto quelli vicini alle prese di corrente per ricaricare gli smarphone) dai tunisini, quasi tutti uomini, per la notte.

Vado spesso in traghetto, e mi sono reso conto che questa non è la tratta ad esempio Genova-Olbia, in quella sala non riposano turisti amanti dei viaggi al risparmio, ma vite vissute davvero intensamente, drammi, lavoro, vita vera. I ragazzi della capitaneria di Salerno ci spiegarono che ogni venerdì sera la nave parte dopo l’una di notte perché lo sbarco dei Tunisini a causa dei controlli è terribilmente lento, i controlli sono minuziosi e difficoltosi, mentre i passeggeri che si fermano o partono da Palermo scendono in un batter d’occhio, magari anche infastiditi dalle attese che la convivenza con i tunisini riserva in quel traghetto.

Sono stato per anni uno studente universitario a Castellanza, campano in Lombardia come tanti, in una stanza condivisa con altri studenti di fuori regione, studiavo tra i figli dei “cummenda” che parcheggiavano nel campus la fuoriserie del papi, spesso, in tante situazioni mi assaliva un sentimento di disagio, dettato soprattutto dall’essere lontano dalla mia famiglia e dai miei amici, oltre al fatto che, purtroppo per loro, la Lombardia non ha il mare. Tuttavia i momenti di rabbia, di rassegnazione e di tristezza più alti che ho provato nel vivere lontano da casa si sono verificati leggendo i giornali locali, tipo la prealpina quando titolavano ad esempio “marito calabrese uccide la moglie”. C’era proprio bisogno di scrivere che era calabrese? Tutto sommato è una tragedia familiare, che significa questa segregazione ideologica volta a instillare una paura e un distacco di partenza verso i meridionali?

Con l’età mi sono reso conto che certi titoli i giornali li fanno per provare a destare la curiosità dei cittadini e tentare di vendere più copie del giornale. Ma è evidente che operando in questo modo, un fatto che diventa mediatico purtroppo può ferire la sensibilità di tante persone, inaspettatamente.

Per questo motivo mi preme rivolgere per queste festività di fine d’anno, un saluto affettuoso a tutti i Tunisini che vivono e lavorano in Italia, alle loro famiglie e a tutti quanti si sentono colpiti senza colpa dalla terribile vicenda legata solo al terrorismo jihadista, e non alla nazionalità o alla Fede di chi è coinvolto in questa vicenda. Spero che in questo 2017 ci potranno essere sempre più occasioni per parlare, discutere e soprattutto per abbracciarci fraternamente.

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