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Stranieri alle Porte - Zygmunt Bauman


Questo è il primo libro che recensisco di Zygmunt Bauman, e sicuramente non è il più noto. Come si evince dal titolo ci parla del fenomeno migratorio, anzi del sentimento che si accompagna a questi fenomeni. Per certi versi il pensiero di Bauman è illuminante, ovviamente non si sofferma su fatti e procedure, ma su quello che è il sentimento dei cosiddetti cittadini che vivono in un paese industrializzato nei riguardi di un fenomeno migratorio, che di per se dovrebbe essere preso in maniera positiva o tuttalpiù senza “paure preconcette”, proprio in questo libro parla di "panico morale", una sensazione che avvolge tutti gli esseri moderni, che influenza non poco la percezione del fenomeno migratorio, che è diventato uno degli aspetti caratterizzanti, appunto, la modernità, inasprito dall'attuale situazione legata al medioriente, terrorismo dell' ISIS in testa.

Senza mezzi termini, già dal primo capitolo Bauman inquadra il suo pensiero, parla all’essenza dell’essere umano moderno, e mette in fila parole che arrivano all’ uomo contemporaneo come solo lui sa fare. Proprio per questo si parla di lui come di un faro, una luce nell’oscurità, un punto di riferimento.

Per Bauman non esiste il migrante, l'uomo, anzi l'homo sapiens nasce migrante, le sue attitudini naturali di spostarsi dove riesce a trovare migliori condizioni si vanno ad unire con la complessità moderna e con un mezzo mondo di cittadini che non vogliono anzi criminalizzano i migranti. Gli uomini delle caverne hanno iniziato a migrare nel continente africano, prima semplicemente da est a ovest e viceversa poi anche verso nord e sud. Paradossalmente pare certo che esista l'EVA africana, nata tra 200 mila e 50 mila anni, dalla quali nasce dal punto di vista genetico il mitocondrio delle cellule umane, secondo recenti ricerche.

Bauman ricorda che noi siamo o dovremmo essere "esseri morali", dovremmo cioè avere dentro di noi normalmente la risposta a queste sollecitazioni e queste novità "della storia", una legge morale (kant) che ci dovrebbe portare ad accettare chi arriva, ma la Storia dell'uomo ci insegna come anche i non convintamente nazisti lo sono diventati, una volta inseriti nel contesto sociale della Germania degli anni '20-30. Dunque il mondo moderno si divide, in modo quasi carnevalesco in "noi e loro", che si presenta in un continuum spazio temporale ed è interrotto sporadicamente da interventi tipo quello di Papa Francesco.

Questa continuità di percezione porta anche a cambiamenti della morale che sembrano impressionanti. Scrive Bauman "nel nostro caso, lo stratagemma si traduce nell'attribuire a chi è escluso dalla nostra responsabilità morale, connotati tali da macchiarne e screditarne l'immagine, ovvero nel ridefinire e ri-presentare queste categorie di esseri umani come indegne di considerazione e rispetto". Nascono "fenomeni acclamati come Milos Zorman, Viktor Orban, che sono esposti come esempi negativi dall'autore. Bauman non si sottrae a dare a politici di questa area culturale il suo consiglio "Anzichè fare la guerra al Daesh in Siria e in Iraq, le principali armi dell'occidente contro il terrorismo sono gli investimenti sociali, l'inclusione sociale, e l'integrazione a casa nostra"

Un libro tutto da leggere.

Davide Gatto

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