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Corte dei Conti/Colosseo: se la gara l’avesse vinta la Ryanair?


E’ di oggi la notizia riguardante la madre di tutte le sponsorizzazioni culturali, quella fatta da Tod’s per il restauro del Colosseo. Come riportano tutti i giornali principali in Italia, La Corte dei Conti ha pubblicato delle osservazioni che “bacchettano” Diego Della Valle e l’operazione Colosseo.

Andiamo per gradi. Intanto la Corte dei Conti è solita diramare opinioni e pareri sulle sponsorizzazioni culturali, con un rapporto che dirama ogni tre anni analizzando i vari trienni, in questo rapporto analizza tutte le sponsorizzazioni culturali in Italia. Il rapporto, denominato “INIZIATIVE DI PARTENARIATO PUBBLICO-PRIVATO NEI PROCESSI DI VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI” è un rapporto che tratta di decine di sponsorizzazioni, ma ovviamente dedica grande parte di se alla analisi approfondita del contratto stipulato da Della Valle attraverso Tod’s e una associazione costruita ad hoc, che hanno versato 25 milioni di euro per la realizzazione di alcune, significative opere di restauro del Colosseo.

Prima di andare avanti facciamo un giro nel mondo delle sponsorizzazioni, cerchiamo di capire se i 25 milioni versati per associare il proprio brand al Colosseo sono una cifra accettabile. Ad esempio la squadra di calcio più blasonata d’italia, la Juventus ha appena chiuso un contratto da 139 milioni di euro in 6 anni dalla società Adidas che rimpiazzerà la NIKE pagando 23,25 milioni a stagione. Ma nonostante il grande palmares della squadra torinese, magari non è considerata dagli sponsor una squadra conosciuta o nota in tutto il mondo come le Olimpiadi, vediamo allora che la multinazionale Samsung paga 100 milioni di dollari in quattro anni per sponsorizzare le olimpiadi di Rio de Janeiro e tutte le altre olimpiadi fino a Tokyo 2020. Oltre a Samsung, gli altri main sponsor degli eventi olimpici sono: Coca Cola, Panasonic, Atos, Mc Donald’s, con cifre da capogiro.

E parimenti da capogiro sono le cifre guadagnate dai campioni dello sport più pagati, nel 2016 Cristiano Ronaldo in testa con 77 milioni di euro, seguito da Lionel Messi e terzo, il cestista Le Bron James e il tennista Roger Federer, entrambi con redditi dichiarati di 67,9 e 59,6 milioni di euro, tutto denaro che scorre direttamente nelle tasche di questi sportivi grazie alla grande abilità del mondo sportivo di promuoversi e di ricercare sponsor, grandi multinazionali, sempre più globali, che hanno necessità di farsi rappresentare da campioni apprezzati in tutto il mondo.

Chi vi scrive pensa che “sponsorizzare il Colosseo”, quello vero, non una copia fatta di sughero per il presepe, dovrebbe valere molto di più di una sponsorizzazione sportiva, a quanto pare non è così, ma comunque la si pensi, per il Colosseo, stiamo parlando di grandissimi numeri, inferiori solo al Grand Louvre.

Nel 2015, secondo i dati MIBAC di gennaio 2016 e il ministro dei beni culturali, Franceschini, il Colosseo è stato visitato da 6.551.046, più del doppio degli scavi di Pompei, che si fermano (x così dire) a 2,9 milioni di visitatori.

Come è noto l’esigenza di restauro dell’Anfiteatro Flavio nasce dalla soprintendenza nel 2010 e la soprintendenza stessa inizia un percorso di ricerca di sponsorizzazioni per questo restauro. Viene fatta una gara alla quale partecipano Ryanair e Tod’s, gara che viene giudicata non ammissibile, quindi, nel 2011 si procede ad una contrattazione di tipo privata con Tod’s. La Tod's spunta la possibilità di sfruttare il brand colosseo per ulteriori 16 anni "dopo i lavori", particolare che, se fosse esistito in sede di gara, l'avrebbe resa più appetibile...

Difatti, ricorda anche la Corte dei Conti, "Il contratto di sponsorizzazione stipulato con tods riguarda il finanziamento di opere per determinati lavori, è importante segnalare che “I diritti (art. 4.3) concessi allo sponsor decorrono dalla data di sottoscrizione di tale accordo, e si protraggono per la durata degli interventi di restauro e per i successivi due anni. I diritti concessi all’associazione avranno una durata di quindici anni a partire dalla sua costituzione, eventualmente prorogabili.”

La corte dei conti lamenta che

  1. La tod’s ad ora non ha fatto alcuna campagna promozionale, se non la realizzazione di un sito web realizzato dall’associazione che dovrebbe operare sul sito secondo gli accordi “la visita sui ponteggi di giornalisti di testate nazionali ed estere per poter intervistare le figure responsabili della conduzione del cantiere circa l’andamento dei lavori; conferenze stampa finalizzate a fornire notizie sullo stato di avanzamento delle attività; riprese (foto e filmati) per documentare lo svolgimento dei lavori, senza, allo stato, aver mai richiesto la pubblicazione e/o la diffusione di questo materiale; e, infine, visite di gruppi per le quali lo sponsor ha provveduto al pagamento dell’ingresso. “

  2. I lavori del primo intervento sono stati ultimati, quelli del secondo intervento (grazie anche ad un ricorso codacons) mentre quelli relativi agli interni del monumento non sono stati neanche appaltati.

“In considerazione degli evidenti ritardi nello svolgimento dei lavori come sopra descritti, in relazione alla data di stipula dell’accordo di sponsorizzazione, risalente al 21 gennaio 2011, si osserva che non risulta, allo stato, perseguita compiutamente, attraverso la suddetta operazione contrattuale, la prevista finalità di valorizzazione.”

E arriviamo dunque alle conclusioni della corte dei conti, che sentenzia:

“A tale riguardo, la clausola di esclusiva in favore dello sponsor, per un tempo superiore a quello previsto nell’originario avviso (durata dei lavori), e dell’associazione “Amici del Colosseo”, direttamente riconducibile allo sponsor, per il periodo di quindici anni dalla sua costituzione, nonchè lo “scarto” − se così può dirsi − tra le previsioni dell’avviso pubblico e le disposizioni del contratto stipulato concernenti gli obblighi dello sponsor, che sono stati limitati all’erogazione di somme, risultando estraneo lo sponsor a tutti i rapporti tra il soggetto promotore, la soprintendenza e gli esecutori delle opere, suscitano talune perplessità sotto il profilo dell’economicità dell’operazione; e ciò, tenendo conto che i benefici che lo sponsor può ricevere dalla notorietà dell’evento culturale − il restauro del monumento − sono maggiori rispetto alla mera comunicazione pubblicitaria del proprio marchio commerciale.”

In pratica, secondo la Corte, il signor Della Valle con un importo attualmente pagato di 8.114.550,39 euro, (2011-2016), ha avuto per il suo brand decisamente molta più pubblicità di quella che avrebbe potuto fare in 5 anni su giornali e riviste con un pari importo, e chissà per quanti anni ancora.

La sponsorizzazione dura il tempo dei lavori + un periodo di 15 anni dalla fine del lavori al Colosseo (periodo aggiunto dopo, nella gara non era previsto questo periodo) , dunque, più aumentano i tempi di realizzazione del restauro più lo sponsor privato guadagna dallo sponsor in loco con i suoi “loghi”.

25 milioni di sponsorizzazione per tanti anni significa, se si va avanti con questi ritmi, pubblicità per la Tod’s ad un milione e seicentomila euro, più il periodo dopo i lavori, praticamente pubblicità su 6 milioni di visitatori a costo zero, senza nessun beneficio in termini di pubblicità del Colosseo e di maggiori visite per il sito archeologico romano e per la Capitale...

Ma che sarebbe successo se la gara l’avesse vinta la Ryanair?

Davide Gatto

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