La iatrogenesi politica di un estabilishment senza punti di riferimento.
Iatrogenesi è un termine da sempre utilizzato in medicina, difatti un medico conosce benissimo natura etimo e utilizzo di un termine che per anni ha assunto un significato decisamente tecnico. E' iatrogena quella cura che, operata al paziente a fin di bene, finisce per danneggiarlo. Negli anni'30 a New York 389 bambini vennero visitati e a 174 di essi venne consigliata una tonsillectomia. i restanti andarono nuovamente a visita e a 99 di essi venne consigliata l'operazione. i restanti 116 furono sottoposti ad una terza visita e a 52 di essi venne consigliato l'intervento. Ci sono decine di casi nella storia della medicina che hanno portato addirittura alla morte del paziente per eccessive o troppo tempestive cure, quando invece un periodo di riposo avrebbe giovato di più.
Non ultima la fine ad appena 50 anni della più brillante stella della pop music Michael Jackson, che pare certo, sia stata accelerata da una ricetta del suo medico e in generale da cure eccessive.
Come nella medicina, esistono azioni che provocano iatrogenesi anche alla società intera, alle comunità intere circoscritte in un ambito territoriale. Questa volta a fare danni spesso irreparabili non sono i medici, ma i politici, gli opinion makers, la classe dirigente, i partiti politici.
Recentemente ho scritto un articolo sulle passate olimpiadi, dove spesso si cerca di risolvere costosi problemi urbanistici delle grandi città ospitanti approfittando dell'evento olimpico, "cura" che nella maggior parte dei casi si è rivelata iatrogena, al di la delle tragiche esperienze di Atene e Sarajevo, anche in molte altre occasioni i risultati non si sono visti e la soluzione al problema è diventata il problema stesso. Basti pensare, sempre in tema olimpico, a Sochi, dove un costosissimo treno ad alta velocità che congiungeva la cittadina russa alla costa è stato inaugurato un anno dopo l'apertura dei giochi olimpici e oggi conta pochissimi passeggeri al giorno.
Per non andare troppo lontano basti vedere l'analisi costi benefici della cosiddetta metropolitana salernitana, con una utenza talmente bassa da risultare così poco utile alla cittadinanza che si è pensato di ampliarla raddoppiandone i costi di realizzazione. Sempre a Salerno negli anni '90 si pensò di risolvere il problema dell'edilizia giudiziaria in città, ferma ai tempi del Fascismo, costruendo una cittadella giudiziaria, cittadella che ha raddoppiato già i suoi costi e non è ancora operativa, in pieno 2016. Insomma anche qui la soluzione del problema diventa il problema stesso, la cura, pensata a fin di bene, diventa danno. Oggi il cittadino si trova ancora con un cantiere in città, un buco di investimenti presi a debito e la possibilità che, con il deciso accentramento amministrativo, la struttura, quando sarà realizzata, si riveli sovradimensionata rispetto alle esigenze di salerno e provincia del 2020.
Salerno era una città che "aveva una malattia", era cresciuta troppo e in modo scomposto e necessitava di una "cura urbanistica". Questa cura l'ha trasformata e quasi uccisa, tanto che oggi la priorità non è quella di apportare delle modifiche urbanistiche, ma di cercare di salvare il paziente da morte certa.
Si potrebbe parlare a lungo dell'utilità del debito e di quanto hanno realizzato i politici facendo ricorso all'indebitamento, ma oggi, nel 2016, dopo lehman brothers, gli shock economici causati da svariate vicende politiche quali la primavera araba, la guerra al terrorismo, Grexit, e ultimamente Brexit, l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, va detto con estrema chiarezza che l'esposizione al debito aumenta la fragilità dei sistemi sociali sempre più esposti a questi pericolosi "battiti di farfalla".
Insomma per farla breve, ben venga il ricorso al debito per investimenti, ma alla luce di quanto accade, ancora più sotto controllo con uno stop a queste irragionevoli spese fatte dai politici che causano soltanto effetti di iatrogenesi mortali.
I cittadini lo stanno capendo, sempre di più, i soldi spesi dai politici sono provenienti o dalle loro tasse o dal ricorso al debito, la qual cosa vuol dire che occorre il doppio dei soldi per ripagare l'investimento. Neanche a farlo apposta, proprio a Torino a Roma e a Napoli la politica del governo ha promesso in varie modalità una serie di importanti investimenti, annuncio che pare abbia ulteriormente scoraggiato l'elettorato votante, anche quello del PD, che ha chiaramente scelto altre strade, amministrazioni orientate al fare, che tengono sempre conto del fatto che il debito va controllato e che certe operazioni a debito sono da considerarsi superflue.
Esatto, fare non vuol dire sempre "spendere cifre esagerate a debito", i costi di funzionamento di un comune ci sono ed è giusto che i cittadini chiedano servizi che producano valore aggiunto, ma allo stesso tempo il Comune non è più il centro di spesa che era un tempo, è diventato un centro di profitto, e non di produzione di debito pubblico, da scaricare sulle generazioni future, augurandoci che tutti lo abbiano capito.
Davide Gatto