#IseoLake, visitando #TheFloatingPiers
Ogni opera d’arte si presta ad una sua lettura, si pone ai suoi fruitori per essere interpretata; a maggior ragione una opera di land art come the floating piers, esposta per 15 giorni alla fruizione di milioni di curiosi sul lago di Iseo, a partire da Sulzano.
La lettura di questa opera varia decisamente a seconda dell'orario di visita, del meteo, della luce, della quantità di gente che il visitatore vi si trova su, come una grande spiaggia può essere il paradiso dei romatici o una sgangherata movida tipo ibiza, così il pontile che diventa panorama temporaneo agisce come la spiaggia di Ipanema. Probabilmente anche io avrei dato un altra interpretazione del'opera se l'avessi visitata in altre condizioni.
L'attesa, la coda, lo stress la fatica per raggiungere il punto di imbarco, dove già i visitatori sono circondati di tappeti dorati cangianti. Molti visitatori sono venuti da soli, ci sono anche tante coppie, ma la maggior parte è in piccoli gruppi, tutti stanchi morti, ma divertiti. La coda diventa sempre più lunga e alla sinistra della coda si intravede il pontile galleggiante strapieno di visitatori. le ore passano facendo dei selfie, mangiando, bevendo e trascorrendo, seppure in un luogo dove si sta in piedi, serrati uno con l'altro, con la spensieratezza di coloro i quali stavano spendendo un giorno libero. si scherza con gli spagnoli sconfitti nella gara di calcio agli europei, si cerca di ricordarsi quando e dove si è parcheggiato.
la fila scorre e ad un certo punto attraverso una scalinata, si imbocca un vicolo sulla sinistra ed una curva a destra, che porta alla passerella che fa salire sul ponte galleggiante. I volontari chiedono di andarea abbastanza velocemente e un gruppo di 300 persone percorre questa stradina ad "s" e sale sulla passerella, ricoperta di telone giallo.
Ed eccoci qui. dopo tanto attendere, almeno 5 ore, mettere il piede sul ponte. c'è chi sorride chi urla chi applaude chi ride, l'attesa rende l'ingresso sul ponte una esperienza di gioia liberatrice, con i volontari che cercano di spingere tutti il più velocemente possibile. Cambia l'umore, cambia la faccia delle persone, scompare la stanchezza e inizia l'indimenticabile esperienza.
Chi farà 200 metri, chi arriverà dall'altra parte del primo ponte, chi invece farà tutta la traversata. Selfie, gruppi che cantano, persone che si chiamano tra loro per capire a che punto del ponte si sta. Il ponte si muove tanto, ma se si cammina velocemente, nessuno se ne accorge. Invece restando fermi, l'ondeggiare del ponte con tutta quella gente è a tratti preoccupante.
Si scende dal ponte, la gioia continua nelle calle del paesino di Sulzano. è stata faticosa ma ce l'ho fatta, sono riuscito a fare quello che dovevo fare, nonostante le attese e le avversità, sono salito su floating piers. "però l'organizzazione non era il massimo", "si ma non si aspettavano queste presenze". si "oggi è peggio di ieri". si consuma un panino, l'ennesimo, e si raggiunge il mezzo di locomozione con il quale si è arrivati.
Una rappresentazione della Esperienza umana in grande scala, è forse questo che hanno voluto interpretare christo e jeanne claude? Il piano, la preparazione, la faticosa attesa e poi, alla fine, il tanto sperato premio, che ci da la gratificazione e consegna alle nostre coscienze la prova provata del nostro lavoro.
E il premio, che è una passeggiata su un pontile, che potranno poi ricevere tutti, e anche senza fare la fatica della fila, non sarà un premio troppo piccolo per la tanta fatica che gli uomini fanno per raggiungerlo? Forse bisogna ripensare un attimo anche a questo, ripensare alle nostre vite, spesso sprecate, forse alla ricerca di premialità inutili se non artificiali o addirittura virtuali.
Forse Christo ha ragione, once again.
Davide Gatto