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Distruggiamoci pure. Il comune perde una occasione importante per nominare gli assessori via curricu

In Italia esiste un numero di tecnici che fanno bene nelle amministrazioni, e che tutte le amministrazioni responsabili si contendono tra di loro. Solo in Campania vige la legge del ti do l’incarico se porti i voti, o se sei nel cerchio della fiducia, lasciando a casa i migliori professionisti. Vediamo, attraverso i casi più eclatanti, che direzione sta prendendo chi ci governa.

  1. Lo sdoppiamento di cardiologia all’ospedale di Salerno pare non sia figlio di una necessità gestionale, ma dei desiderata di alcuni che volevano dirigere il reparto. Dunque per due candidati, due poltrone.

  2. Sulle nomine della sanità in regione c’è un progetto di legge che viene rimangiato dalla maggioranza stessa a favore di scelte discrezionali. Scrive Valeria Ciarambino (m5s):“ 5 mesi fa si approvava in Consiglio il ddl di De Luca sulle nomine dei direttori generali in sanità: una commissione esterna, all’interno dell’albo degli idonei, avrebbe individuato i 5 profili migliori tra cui il presidente avrebbe scelto il direttore generale di ciascun Asl e ospedale campano.…Deciderà tutto il presidente. De Luca scrive il futuro della sanità campana consegnandolo alla spartizione politica delle nomine, senza meritocrazia, senza trasparenza e senza alcun argine alla corruzione.” torna il tanto osteggiato metodo discrezionale nelle nomine in sanità.

  3. A Salerno vengono licenziati 9 dipendenti stabilizzati, di cui abbiamo già parlato qui, 9 lavoratori con un curriculum pieno di incarichi. Chi svolgerà il loro lavoro?

  4. A Salerno la composizione della Giunta vede la presenza al bilancio di Roberto de Luca, titolato ad essere scelto, la cui scelta genera problemi di tipo generali. Piero De Luca va nello staff del Sindaco Napoli, dunque nella stessa famiglia abbiamo 2 al comune di Salerno e uno alla presidenza della Regione. Pare ovvio che chi è stato legittimamente eletto debba fare il presidente della regione, ma dare questi incarichi ai figli è sembrato ai più inopportuno.

In particolare, la formazione della giunta di Salerno desta non pochi mal di pancia. Esisteva una prassi, la squadra è quella che “Nomina De Luca”. Alla fine del mandato gli assessori, come quando i cardinali fanno esercizio di lavanda dei piedi, segno di rinnovata umiltà, si candidano al consiglio comunale, mischiandosi tra la plebaglia dei candidati salernitana e cercando consensi lavandosi le coscienze nel Gange delle preferenze, come tutti quanti gli altri.

Grazie a questa prassi, il candidato che ottiene un certo numero di preferenze si aspetta di venire nominato Cardinale, se non la prima, la seconda volta. E’ il caso di D’Alessio, della dott.ssa Memoli e dell’Avv. Di Carlo, eletti in cerca di un posizionamento. Visto che altri “posti” di assessori sono andati alle liste di coalizione non deluchiane, loro si trovano fuori.

Dunque Il metodo della ripartizione degli assessorati, sbagliato da sempre, risulta oggi applicato a orari alterni, mischiando l’effettivo peso elettorale con un “cerchio della fiducia” che trasuda discrezionalità e familismo.

Fatto sta, che, numeri alla mano, le sole tre liste deluchiane senza Di Carlo, Memoli e D’Alessio, (4449 voti in tre) e senza la distribuzione di assessorati alle altre tre liste, sarebbero andate al ballottaggio, ragione per cui andavano bilanciati i “debiti con la coalizione” e premiati coloro i quali hanno avuto particolare successo nelle tre liste principali, Situazione non facile in cui il sindaco appena eletto non ha saputo efficacemente trovare una quadra. Il Sindaco Napoli ha perso un’occasione d’oro per fare valere merito e curricula, visto che questa volta le persone erano più delle poltrone in gioco. Con questa nuova giunta, e con un consenso politico blindato, avrebbero potuto valutare davvero i profili, la professionalità e il merito degli assessori e finirla con i conteggi da manuale Cencelli, che ha portato la città di Salerno ad una prima figuraccia, come se non bastasse il “Robygate”.

Al di là del mondo deluchiano e dei suoi compromessi con la base elettorale, delle sue prassi medioevali, dei suoi conclavi cardinalizi da cerchio magico in ristoranti esclusivi, esiste il Me-ri-to.

L’assessore deve saper lavorare, non deve andare a voti, il consenso viene dopo che l’elettorato ha valutato il valore aggiunto che la macchina amministrativa comunale ha prodotto per la città in termini economici e politici, e a quale costo.

Premesso che esistono degli assessorati dove servono persone competenti ma anche “di fiducia” (ma non vuol dire “di famiglia”), ci sono dei “dicasteri”, quali l’ambiente, il turismo o la cultura dove mettere una persona incompetente o in “percorso di formazione” non aiuta, anzi crea un danno.

La Campania è la terzultima tra le 250 regioni d’Europa per qualità dei nostri amministratori, abbiamo un reddito per capite inferiore alla Repubblica Ceca, alla Romania, e naturalmente a tutto il Nord-Europa, inteso il nord Europa preso da Firenze a Manchester. Abbiamo una popolazione anziana e un flusso di giovani laureati e diplomati in uscita da fare spavento, dal 2011 siamo anche soggetti alle politiche dell’austerity, i servizi fondamentali quali assistenza, trasporto pubblico e viabilità stradale sono in caduta libera, da molti anni a questa parte. Si svegliano tutti quando Saviano scrive qualcosa, o Grillo denuncia, ma il problema è sistemico, e non è un problema di nomi, che si si chiamino De Mita, Mastella, De Luca, non è una questione di cambio di nomi, il mondo politico campano non potrà mai risolvere il problema perché è lui il problema, problema di familismo amorale, di arretratezza culturale, di gestione senza slancio ideologico e neanche un briciolo di competenza, che col passare degli anni nell’amministratore campano diventa assonnata saccenza. Nessuno protesta, nessuno si fa carico della moralità e dell’efficienza delle istituzioni, si lamentano solo dell’aumento degli astensionisti abbinandovi appelli “a moralità intermittente” invitando il cittadino a votare.

Capire che l’eletto in un ente lo amministra, non lo possiede, è cosa semplice ma negli anni sta diventando sempre più dura da far capire. Loro non lo capiranno mai da soli, ma almeno la gente dovrebbe capirlo. Ma forse siamo noi quelli sbagliati…

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