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Ferruccio de Bortoli – Poteri forti (o quasi); Gli italici Poterucci Forti di un uomo di “Ferruccio”


Il famoso libro di De Bortoli ha scalato immediatamente tutte le classifiche di vendita dei libri nel mese di Maggio, ho deciso di acquistare e, leggere questo libro spinto dalla curiosità. Ma prima di parlare del libro, una premessa: nella mia adolescenza, ero assiduo frequentatore della serie TV Lou Grant, le prime volte che le televisioni commerciali tentavano una programmazione mattutina. La serie Lou Grant recitata dal mitico Ed Asner, raccontava le gesta di un cronista d’altri tempi al Tribune di Los Angeles. La famosa serie che nasce come spin off della mitica serie Mary Tyler Moore, salta subito in mente nella parte iniziale del libro, quando De Bortoli, prima di entrare nel merito della questione “poteri forti”, ci parla della sua carriera e delle cose che ricorda meglio.

Ne viene fuori appunto il ritratto del giornalista mitico, quello di inchiesta che è sempre sulla notizia che scotta e che si farebbe uccidere per farla arrivare in prima pagina. De Bortoli ci parla degli inizi nella Milano degli anni’70, fino al famoso articolo il famoso articolo del 2001 con Oriana Fallaci “la rabbia e L’orgoglio”, da New York. In effetti alla figura del giornalista mitico alla Lou Grant, spesso l'autore ci contrappone quella dell'uomo molto vicino agli uomini di potere, classicamente parte di quel grumo sociale che comprende banchieri giornalisti imprenditori che definiamo "estabilishment": interviste via mail, telefonate, aperitivi e cenette, armamentario indispensabile per il direttore del Corriere della Sera, in un paese dal capitalismo infettato di politica e massoneria fino al midollo.

Veniamo alla parte “poteri Forti”, qui De Bortoli è deludente, si limita spesso ad un ricordo, al racconto degli eventi; spesso e volentieri ci racconta di indiscrezioni, ma francamente le vere e proprie “bombe” sono poche e soprattutto si tratta di “bombette” più che deflagranti rivelazioni. Riporto qualche esempio, dei passaggi che mi sono sembrati più sorprendenti Il libro finisce a pag 225, il resto tratta una serie di ritratti ed articoli pubblicati, ottimi per i collezionisti e lettori del corriere della sera, per quanto mi riguarda, di scarso interesse. Nonostante tutto quello che ho scritto, ci sono dei passaggi, dei retroscena che non conoscevo che vi segnalo, semplicemente citandoli.

Eccole qui le “bombette di Ferruccio ai poteri forti”:

"Sergio Marchionne e John Elkann sono stati accompagnati alla frontiera dall'allora premier Matteo Renzi, che li ha pure ringraziati, indicandoli ad esempio. E non ha pensato nemmeno ad una sorta di exit tax"

“Il Vicepresidente di Banca Etruria Pierluigi Boschi, padre di Maria Elena, … l’allora ministra delle riforme nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese dunque a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria”

“La privatizzazione di Telecom, nel 1997, può essere considerata un punto di svolta nella storia industriale del Paese. Era la condizione per potere entrare nell’Unione Monetaria . Il Ticket di ammissione. Salato. Prevista dall’accordo Andreatta - Van Miert.”

“All’incontro con Cuccia e Maranghi partecipava anche Maurizio Romiti, figlio di Cesare, che allora lavorava in Mediobanca e sarebbe diventato amministratore delegato della stessa RCS, Mediobanca era il principale azionista della Rizzoli-Corriere della Sera. In quell’occasione fui ufficialmente designato, per la prima vola alla direzione del Corriere della Sera, al posto di Paolo Mieli”

“Erano presenti al pranzo (con Montanelli, De Bortoli e D’Alema), i suoi più diretti collaboratori, in particolare Fabrizio Rondolino e Claudio Velardi, che stento a riconoscere oggi, per le loro idee, come le stesse persone schierate allora a difesa arcigna del loro capo. Vagheggiavano allora addirittura la costituzione di un partito personale di D’Alema.

“Io venni invitato a un lunch in un albergo romano, lo Splendide Royal. Era il 26 Settembre 2007. Vederli (G.Letta e Mario Monti) al tavolo con Blankfein (grande capo di Goldman Sachs), quasi fossero suoi impiegati, mi fece un certo effetto. Una sensazione di disagio. Credo, conoscendoli e apprezzandoli, che qualche disagio l’abbiano avuto anche loro. I Veri Poteri forti erano gli altri. E Lo Sarebbero stati sempre più.”

Davide Gatto

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