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Un No Rammaricato. Perché l’Italia dovrebbe votare NO al Suo referendum. Il paese ha bisogno di rifo

Ho tradotto il tanto commentato (citato in varie prime pagine di giornali nazionali italiani) articolo dell'Economist sul referendum Italiano. Buona Lettura.

L’ITALIA è stata a lungo la più grande minaccia per la sopravvivenza della moneta unica, e dell'Unione europea. Il suo PIL pro-capite è bloccato a livello della fine del 1990. Il suo mercato del lavoro è sclerotico. Le sue banche sono farciti con crediti spazzatura. Lo stato è gravato con il secondo più alto carico di debito nella zona euro, al 133% del PIL. Se l'Italia vira verso il default, sarà Too-big-to rescue.(sarà una disastro per tutta europa (Nota DG)).

Ecco perché tanta speranza è stata riposta su Matteo Renzi, il giovane primo ministro. (Renzi) Pensa che il più grande problema di fondo in Italia è la paralisi istituzionale, e ha convocato un referendum per il 4 dicembre, sui cambiamenti costituzionali che richiederebbero indietro poteri dalle regioni e rendere il Senato la camera bassa del parlamento, la Camera dei Deputati. Questo, insieme ad una nuova legge elettorale che mira a garantire una ampia maggioranza, gli darà la forza per fare passare le riforme di cui l'Italia ha disperatamente bisogno, o almeno così sostiene.

Se dovesse fallire il referendum Renzi ha detto che cadrà. Gli investitori e molti governi d’Europa hanno paura che un voto per il NO trasformeranno l’Italia in un “terzo domino” dopo la Brexit e l’elezione di Trump. Questo giornale crede che il NO è proprio quello che gli italiani voteranno.

La modifica costituzionale del signor Renzi non riesce ad affrontare il problema principale, che è la mancanza di volontà che c’è in Italia in riguardo alle riforme. E i benefici secondari sono controbilanciati da svantaggi, soprattutto il rischio che, nel tentativo di fermare l'instabilità che ha dato l'Italia 65 governi dal 1945, crei un uomo forte a capo del governo. Questo nel paese che ha prodotto Benito Mussolini e Silvio Berlusconi, ed è in modo preoccupante vulnerabile al populismo.

Certo, il peculiare sistema italiano di "bicameralismo perfetto", in cui entrambi i rami del Parlamento hanno la stessa identica poteri, è una ricetta per la paralisi. Le leggi possono rimbalzare avanti e indietro tra i due rami del parlamento per decenni. Le riforme dovrebbero ridurre il Senato, e ridurlo ad un ruolo consultivo sulla maggior parte delle leggi, come le camere superiori in Germania, Spagna e Gran Bretagna.

Di per sé, suona ragionevole. Tuttavia, i dettagli del design del signor Renzi offendono i principi democratici. Per cominciare, il Senato non sarebbe elettivo. Invece, la maggior parte dei suoi membri saranno prelevati dai legislatori regionali e dai sindaci. Regioni e Comuni sono gli strati più corrotti del governo, e senatori sarebbero immuni da ogni procedimento giudiziario. Questo fatto potrebbe rendere il Senato una calamita per i peggiori politici italiani.

Allo stesso tempo, il signor Renzi ha fatto passare una legge elettorale per la Camera che dà immenso potere a qualsiasi partito vincesse una pluralità nella Camera bassa. Utilizzando vari espedienti elettorali, garantisce che il partito più grande comanderà il 54% dei seggi. Il prossimo primo ministro avrebbe dunque un mandato quasi garantito per cinque anni.

Questo potrebbe avere un senso, tranne per il fatto che la difficoltà di fare approvare leggi non è il problema più grande d'Italia. Misure importanti, come la riforma elettorale, per esempio, sono state varate oggi. Infatti, il legislatore in Italia approva le leggi tanto quanto quelli degli altri paesi europei. Se il potere esecutivo fosse la risposta, la Francia sarebbe fiorente: ha un sistema presidenziale potente, eppure, come l'Italia, è fortemente contraria alla riforma.

Il rischio dello schema del sig Renzi è che il principale beneficiario potrebbe essere Beppe Grillo, ex comico e leader del Movimento Cinque Stelle (M5S), un sodalizio scombussolato che chiede un referendum di lasciare l'Euro. E 'in corsa a pochi punti dietro i democratici del sig Renzi nei sondaggi e ha recentemente vinto le elezioni governando a Roma e Torino. Lo spettro di Grillo come primo ministro, eletto da una minoranza e cementato in ufficio dalle riforme del signor Renzi, è uno dei temi che molti italiani e gran parte dell'Europa troverà preoccupante.

Un altro svantaggio di un vittoria del no sarebbe quello di rafforzare la convinzione che l'Italia non ha la capacità di affrontare mai i suoi tanti problemi. Ma è il signor Renzi che ha creato la crisi puntando il futuro del suo governo sul test sbagliato Gli italiani non dovrebbero essere ricattati. Mr Renzi avrebbe potuto discutere di riforme strutturali su tutto, dalla riforma della magistratura indolente al miglioramento del pesante sistema dell’istruzione pubblica. Signor Renzi ha già perso quasi due anni sui ritocchi costituzionali. Quanto prima l'Italia torna a una vera riforma, meglio è per l'Europa.

BASI DEBOLI

Che rischi ci sono nel fallimento del referendum? La caduta del sig Renzi può non essere la catastrofe che molti in Europa temono. L'Italia potrebbe mettere insieme un governo tecnico tecnocratico, come ha fatto molte volte in passato. Se, però, un referendum perduto davvero dovesse innescare il crollo dell'euro, allora sarebbe il segno che la moneta unica era così fragile che la sua distruzione era solo una questione di tempo.

The Economist

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