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Jean Tirole Economia del Bene Comune

Il libro di questo economista francese inizia in maniera davvero particolare. Invece di premettere argomenti o fatti in supporto delle sue argomentazioni ci scrive di economia e di come mai il mondo reale vede l’economia come materia così lontana ed oscura. Ad esempio cita Stiglitz come buon divulgatore (vero per tutti gli scrittori americani, in verità), ma il fatto che dedichi la prima parte della sua trattazione a quanto a volte sia antintuitiva l’economia ed a quanto ci sia di colpa negli addetti ai lavori nel renderla sempre più una scienza oscura, piena di grafici e lettere greche, rappresenta davvero un colpo da maestro per chi vuole esordire con un bestseller. Le considerazioni, fino alla pagina 38, per un blogger come me di testi sopra ogni altra cosa economici, merita una menzione speciale e il libro di cui sto scrivendo un’opera decisamente da segnalare.

Tirole è un premio Nobel francese, opera, come il suo collega economista Pinketty in Francia, e spesso lancia dei temi di natura interna, dedicati all’audience transalpina. Ovviamente consiglio di saltare tutto ciò, soprattutto quando parla di scuola, storia degli economisti francesi e problemi della Francia e delle sue peculiarità. Il libro, nelle sue 500 pagine spazia su vari argomenti, che elencherò più sotto, ma è evidente che dedica relativamente poco al merito di ciascun argomento. E' proprio il caso di libri dove se leggi la parte di una materia che conosci meglio, ti sembra molto preve e poco esaustivo, tuttavia, il libro ti apre ad argomenti che hai approfondito meno. Dunque proseguo con il mio commento, ma quando si andrà sui temi, credo che il giudizio non potrà che essere influenzato da quanto si conosce il tema in questione.

Nel suoi discorrere di economia, mettendo davanti il ruolo della materia stessa, anche dal punto di vista dell’epistemologia, Tirole affronta il problema stato/mercato in un modo effettivamente assai interessante, mettendo in chiaro dei punti fissi, cioè che il mercato serve e che viene praticamente regolato sempre, quindi ci sarà un perché. In due capitoli decisamente innovativi, in poche pagine, in verità, mette prima a nudo la questione della regolamentazione del mercato, le leggi, le authority, e i problemi che ha il settore pubblico nel mettere regole al mercato; e di seguito da un’occhiata ai problemi di governance degli operatori di mercato, le imprese, che anch’esse portano in loro problemi piccoli e grandi, ma anche essi irrisolti.

Questo secondo argomento è particolarmente interessante, innanzitutto prende in considerazione l’impresa cooperativa o con “decisioni condivise”, e dice che può andare bene solo se l’impresa non ha grandi immobilizzazioni materiali. Secondo Tirole l’unica soluzione per cercare di evitare comportamenti opportunistici da parte dell’impresa è impostare chiari obiettivi che siano di medio lungo periodo.

Solo in questo modo l’impresa potrà soddisfare tutti i portatori di interessi, gli azionisti, i dipendenti, i clienti e il gruppo dirigente.

Parte adesso la sezione più corposa del testo, chiamata “Le grandi sfide macroeconomiche”. Tirole in queste 200 pagine tratta di clima, disoccupazione, europa, e della finanza e dei suoi mercati, crisi del 2008 compresa.

Probabilmente questa trattazione, in alcuni casi, è carente, purtroppo per essere enciclopedico, a volte risulta riduttivo nella trattazione dei singoli argomenti.

Quello del clima mi è sembrato essere stato trattato con una ottima approssimazione, segno che con buona probabilità si è speso spesso vicino l'argomento. In poche parole ci dice di quanto e di come sono stati sbagliati gli accordi sul clima precedentemente trattati, Rio, Copenaghen e infine COP 21 di Parigi e di quali sono i problemi principali che in buona sostanza non fanno funzionare gli accordi, come ad esempio il problema dei paesi free rider, il problema dei paesi in via di sviluppo che vogliono inquinare mentre i paesi europei lo hanno fatto già. Il tema è sufficientemente complesso da chiedervi di dargli una lettura. Tuttavia Tirole lancia due metodologie: una Carbon Tax con prezzo mondiale (altrimenti non funziona, perché i paesi andrebbero a delocalizzare dove costa meno, inquinando lo stesso) e un mercato di emissioni con un CAP, una quota predeterminata di diritti di emissioni interscambiabili, oltre i quali non si può andare. La questione della Disoccupazione viene trattata in ambito francese ed è un bel capitolo, esplicativo soprattutto in riguardo alle dinamiche occupazionali francesi nel quadro delle varie situazioni nazionali europee, come sappiamo la francia ha numeri più vicini all'Italia che al nord Europa, ma i suoi numeri sono cmnq lontani dalla Grecia, dall'Italia e dalla Spagna.

Il Capitolo riguardante l'Eurozona non presenta grandissime novità, almeno rispetto a quello che ho verificato con i testi di altri, tipo quello monografico su Stiglitz. L'elemento di novità che si vede in Tirole è che lui è per una riforma e crede che la fine dell'eurozona sia una possibilità da non prendere in considerazione, perché con ripercussioni devastanti. Suggerisco di dare lettura anche al suo intervento sulla finanza, aggiornato e presente, mercatista, ma effettivamente senza preclusioni.

Arriviamo alla parte finale del libro, dove affronta, se vogliamo, dei temi "micro", cosa sta accadendo alle politiche industrali, cosa dovrebbe fare lo Stato per affrontarle come si deve, la nuova economia digitale, che modifica la catena del valore, le sfide sociali. Termina questa fase con il tema della proprietà intellettuale e delle regolazioni settoriali.

Questa fase è interessante e per me abbastanza nuova, Tirole tira in ballo temi quali quello della quarta rivoluzione industriale che non sono nuovi, ma lo affronta con certi spunti tale da diventare innovativo, se non un punto di riferimento.

Per finire ho deciso di non dare punteggi a ogni paragrafo del libro, che, come scrive anche l'autore può anche essere letto parzialmente, valutando argomento per argomento. Io suggerisco la parte dedicata all'ambiente e a cosa non ha funzionato nei trattati ambientali (global warming in particolare) e la parte dove parla della modifica della catena del valore dopo la rivoluzione informatica. Da non perdere.

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