Davos (1) indice di Sviluppo Inclusivo: l'Italia è al 53mo posto non al 27mo
Ogni think thank che si rispetti deve presentare alla stampa una classifica. Essere classificati, classificare le città per gli organismi più piccoli oppure le nazioni per quelli più grandi è diventato un must, lanciare ogni anno una classifica che impatta il mondo mediatico che illumini o metta in ombra il lavoro di governanti o addetti ai lavori classificati alla bisogna a seconda di quello che è l’obiettivo del Think Thank. E che soddisfazione quando le classifiche creano quella simpatica polemica tra maggioranza e opposizione, così, tanto per surriscaldare un altro pochino il clima sociale. Ma alla fine è importante che se ne parli, soprattutto, non importa quello che si dice.
Sono tante e tali le agenzie di rating i Think Thank e le fondazioni le associazioni che approntano queste classifiche, che il giornalista quando riceve il rapporto non fa altro che andare a vedere la classifica e fare un pezzo, saltando a piè pari il capitolo relativo al metodo, cioè a che serve lo studio e con che metodo è stata stilata questa classifica.
E’ Il Caso di questa ultima bufala giornalistica made in Davos alla quale hanno abboccato tutti i giornalisti italiani, anche quelli dei principali media televisivi e di carta stampata. Un bel pezzo sulla classifica dei migliori paesi del mondo e del piazzamento che Il World Economic Forum attribuisce all’Italia. Bello, peccato che chi ha letto il rapporto divulgato dal World Economic Forum sa che il piazzamento del Nostro Paese in quella Classifica è ben diverso da quello presentato.
Vediamo qualche titolo di giornale. Il Fatto quotidiano titola Crescita e sviluppo, “Italia 27esima su 30 Paesi avanzati: povertà, disuguaglianza, corruzione. E sfiducia record nei politici”
Mentre il sole 24 ore titola Wef: Italia in coda per «crescita inclusiva», 27esima su 30 big
Eppure ci sono tante informazioni che possono essere ricavate da questo rapporto che non sono venute a galla, in effetti c’è classifica e classifica, una cosa è fare un sondaggio telefonico come quello fatto dal sole 24 ore sui sindaci e presidenti di regione, un altro è uno studio sui valori economici delle nazioni come quello che è stato presentato a Davos.
A mio avviso si poteva, vista la complessità del tema, andare oltre il singolo comunicato stampa e effettuare una piccola analisi di questo studio. Innanzitutto è interessante capire il metodo. Si parla di un indicatore nuovo, che cerca di riassumere gli indicatori macroeconomici classici con indicatori più vicini a quello che può essere il benessere e la vivibilità del paese, tipo le aspettative di vita di un paese. Al classico Indice di Gini, quello del welfare, si associano pil pro capite, anzianità, tasso di disoccupazione e una ventina di altri indicatori che vengono ponderati in un indice riassuntivo che chiamano “Inclusive Development Score”, il quale mette in ordine la classifica dei vari paesi, che si chiama “Inclusive Development Index”. Questa classifica è spezzata, per volontà di chi ricerca, in due classifiche, quella dei Paesi Avanzati e quella dei Paesi in Via di Sviluppo. L’indice di Sviluppo Inclusivo dell’Italia è 4,18, l’italia è 27esima della classifica dei paesi avanzati ma non è il 27 esimo valore di tutta la classifica. I paesi avanzati sono 29, perché non sono stati rilevati i dati di Singapore, ma nell’altra classifica esistono altrettanti paesi che hanno un Indice di Sviluppo inclusivo Superiore a quello dell’Italia.
Calcolando una classifica aggregata rispetto alle varie classifiche, L’italia si classifica al 53 esimo posto, dopo Nepal Venezuela, Vietnam e Spagna, a 4,24. Sotto l’Italia a 4,14, ci sono due importanti Paesi come il Messico e il Brasile. Al di la di tutto, e di ogni considerazione che si può fare sul metodo e il punteggio, si vede chiaramente che esiste un Blocco Latino che ondeggia sugli stessi numeri. Volendo considerare la Francia come paese cerniera tra il blocco latino e il blocco germanico, ad un 4,83, e fortemente in discesa, abbiamo l’ Italia,Portogallo Grecia Spagna, Argentina Brasile Messico Paraguay Cile, ben lontani dai vertici sia per occupazione che per reddito pro capite e anche dalla coda della classifica. Il Blocco Latino si posiziona immediatamente sotto il posizionamento di Usa Russia e Cina, paesi che si attestano verso un democratico e equilibrato 4,40. Al di sotto, ovviamente i paesi dell’Africa e quelli che ancora stentano ad incamminarsi verso la via dello sviluppo.
Ci sarebbero altre cose da dire su questo rapporto, molte possono essere le modifiche da apportare a questo indice e altre invece possono essere le considerazioni su una analisi aggregata di questi dati. mi fermo qui, linkandovi il rapporto completo .
Presto altri aggiornalmenti da Davos per il World Economic Forum 2017
Davide Gatto