Brexit: Che succederà?
Come al solito i media iniziano a parlare di tutto e parlano di questo 23 giugno come di una catastrofe, mischiando a volte il possibile futuro risultato del referendum costituzionale di ottobre, cosa che davvero non c’entra nulla con questa votazione in UK.
Intanto l’UK non va via dall’Europa, ma dall’Unione Europea, che è regolata pessimamente dal Trattato di Lisbona, già criticato da molti. Avevo già previsto l’uscita dell’Inghilterra da qualche giorno. Tanto da fare un post sul “leave”. Ma allora sono un veggente? Un Gatto Indovino?
Purtroppo no altrimenti sarei chiuso h 24 nelle sale scommesse. Fatto sta che la cd Europa dei burocrati e delle banche, quella della costituzione europea poi chiamata trattato di Lisbona ha già perso 8 referendum in Europa, ricordo in Norvegia, Svezia, Danimarca, Irlanda, i due in Francia e Olanda sulla Costituzione Europea, e ultimo tra questi quello denominato Grexit, recentemente tenutosi in Grecia, contro le misure dell’austerity.
Dunque sappiamo per certo cosa farà l’UE. In queste occasioni Bruxelles non fa assolutamente niente. Va avanti nel suo processo di unificazione continentale, d’altra parte è il suo scopo fondante non si vede perché dovrebbe cambiare modus operandi solo perché ha perso 8 a zero.
Ma allora che succederà. Facciamo conto che in un condominio di 28 proprietari, un proprietario sceglie di uscire dal condominio, non pagando più le quote condominiali e non venendo più a partecipare alle riunioni di condominio. Cosa succede in questi casi? Innanzitutto il 28 esimo proprietario non va via, resta in quel complesso abitativo, dirimpettaio degli altri, stesso quartiere, stessa parte della città. Terminano determinati rapporti, ma ovviamente non si sposta nulla, la proprietà resta sempre lì. Dunque anche se l’inghilterra abbandona l’UE, non si muove di un metro, resteranno ottimi rapporti col resto dei paesi membri. Ad esempio la Svizzera non fa parte dell’Unione eppure non è invisibile, resta al centro dell’Europa ma resta fuori da trattati per così dire interni. Anche i lavoratori italiani in svizzera sono tranquillissimi, frontalieri e non.
Certo i rapporti col vecchio amministratore di condominio non saranno dei più brillanti se decidi di andare via, è molto probabile che inizierà una guerra commerciale tra GB e Germania, per il predominio delle loro aziende nel mercato interno e mondiale.
Facciamo un esempio, sul settore bancario ci saranno ad esempio JP Morgan e Deutsche Bank che cercheranno di fare piazza pulita l’una dell’altra e questa battaglia competitiva potrebbe continuare in tutto il pianeta, da Singapore a Johannesburg. Poi ad esempio che sarà delle due borse valori principali, Francoforte e Londra? Ci sarà una perenne lotta per transazioni e titoli, soprattutto perché gli inglesi sono stati sempre bravissimi nel commercio estero, ma adesso rinunciano al mercato tedesco, ed europeo , insomma una multinazionale per vendere in Europa, non potrà iniziare a mettere piede in UK per fare la prova e poi pian piano sfondare nel Nord Europa, ma dovrà passare per le pianure di Francoforte. Certo questa potrebbe essere una possibilità, ma ovviamente la più catastrofica.
Il condomino che è uscito è sempre stato quello riottoso e litigioso, e, nonostante la grande partecipazione e l’ottimo risultato del “remain”, non dimentichiamoci che comunque l’UK, pur facendo parte della banca centrale europea, non è entrata nell’Euro, il passo più grande e rischioso che fino ad oggi l’Europa abbia fatto in termini di processo di unificazione.
Dunque una pausa per gli inglesi nel processo di riunificazione. Si potrebbero riscrivere tutti i trattati, ai quali l’UK potrebbe partecipare, oppure la posizione dell’UK resterebbe quella di un paese che secondo il trattato può rientrare, seguendo di nuovo tutta la trafila per l’ingresso, a questo punto ingresso senza se e senza ma anche nella moneta.
un ultima considerazione: grande cosa il referendum, dare la possibilità al popolo di potersi esprimere è cosa giusta oltre che sacrosanta in momenti che hanno l'abizione di diventare storia. Ma resta evidente che il buono del referendum resta nella buona volontà dei governanti e dei politici che si sapranno fare interpreti della decisione del popolo.
Davide Gatto